ddl concorrenza farmacieI farmacisti italiani sono contenti dell’approvazione del disegno di legge sulla Concorrenza, oppure, al contrario, lo considerano una minaccia? FarmaciaVirtuale.it ha inviato un sondaggio ai propri lettori al fine di comprendere quale sia il loro orientamento in materia. La fotografia che ne deriva indica una netta prevalenza di coloro che temono conseguenze negative dalla nuova normativa. In particolare, tra i farmacisti collaboratori il 20% si dichiara molto preoccupato e il 47% abbastanza preoccupato. Percentuali che nel caso dei titolari sono pari rispettivamente al 36 e al 35%. Soltanto un 13% dei collaboratori e un 14% dei titolari, invece, si dice per nulla preoccupato dal Ddl Concorrenza. Le motivazioni della negatività manifestata sono riassumibili nel commento di un lettore: «L’apertura al capitale con il limite del 20% su base regionale, il mancato obbligo della presenza di farmacisti nella compagine societaria, il mancato obbligo concernente i versamenti all’Enpaf (solo per citare alcuni aspetti) produrranno come risultato finale un oligopolio. Ad un iniziale aumento dei prezzi di vendita delle farmacie seguirà un crollo del valore delle stesse, specialmente quelle che tenteranno di “resistere”. Esse si troveranno costrette a praticare prezzi più convenienti per combattere la concorrenza delle multinazionali, o ad accettare di entrare a far parte di catene gestite dalle stesse multinazionali». Una previsione particolarmente nera, dunque, seguita da altri commenti che sottolineano come i farmacisti rischino di «perdere la loro identità», ma anche che «è a rischio l’indipendenza delle farmacie» e che «l’etica professionale verrà relegata in secondo piano, soppiantata dalla logica del profitto». Di contro, qualcuno si dice troppo inquieto: «Come dimostrano le realtà americana e inglese le farmacie indipendenti esisteranno sempre». Ai farmacisti è stata anche posta la seguente domanda: «Pensi che l’attuale legge sulla concorrenza, prima o poi, toccherà anche i tuoi interessi personali (es. fatturato farmacia, posto di lavoro)?». La risposta è stata netta anche in questo caso: l’80% dei farmacisti collaboratori e l’81% dei titolari temono per il loro futuro. «Avendo il progetto di acquistare una farmacia rurale con un fatturato di 600.000 euro fra 3 anni, dopo l’approvazione del Ddl, ad oggi non sono in grado di stabilire se avrò ancora la possibilità o meno, visto che il panorama sarà radicalmente modificato dall’ingresso del capitale e fare delle previsioni è molto difficile», ha spiegato un lettore. Inoltre, «le catene possono ridurre il fatturato delle farmacie vicine, con una concorrenza esasperata sui prezzi di vendita». Ampie maggioranze pensano inoltre che si sarebbe potuto fare di più per escludere o limitare l’ingresso dei capitali in farmacia: il 67% dei collaboratori e ben il 74% dei titolari. Tra i partecipanti al sondaggio c’è chi ritiene che si sia trattato di una sorta di baratto: ok all’ingresso dei capitali in cambio del no alla vendita libera della fascia C. E infine chi fa autocritica: «Penso che la categoria tutta non si sia mossa all’unisono per far prevalere le ragioni deontologiche, etiche e professionali su quelle commerciali».

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