I farmacisti rappresentano il primo presidio sanitario sul territorio e sono un punto di riferimento essenziale per le comunità in cui operano. Negli ultimi anni, la situazione occupazionale dei farmacisti nel Paese è stata piuttosto stabile e positiva. I dati Enpaf mostrano un trend decrescente della disoccupazione, con un valore dell’1,6%, il più basso mai registrato. Tuttavia, la carenza di personale è una problematica che interessa tutte le professioni sanitarie, e quella farmaceutica non fa eccezione. I nuovi servizi previsti dalle farmacie per fronteggiare l’emergenza pandemica hanno comportato un aumento del fabbisogno di farmacisti, evidenziando e aggravando carenze già esistenti. Al 22 febbraio 2023, in Italia sono circa 47.000 i dipendenti di farmacie private, ma si registra anche un aumento degli iscritti che esercitano attività professionale in regime di lavoro autonomo con partita Iva. A fare il punto sui diversi aspetti legati all’occupazione dei farmacisti è Emilio Croce, presidente dell’Ente nazionale previdenza e assistenza farmacisti (Enpaf), il quale in un’intervista concessa a FarmaciaVirtuale.it ha illustrato lo scenario attuale degli iscritti.

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Qual è la situazione attuale dell’occupazione dei farmacisti in Italia e quali sono le tendenze degli ultimi anni?

«Abbiamo di fronte un quadro che – pur con una situazione variegata e con alcune criticità di cui siamo consapevoli – mostra elementi positivi, che ci fanno essere decisamente ottimisti. I dati evidenziano come il numero dei farmacisti disoccupati, tra gli iscritti all’Enpaf, sia piuttosto ridotto, pari a 1.679 su oltre 101 mila iscritti. Si conferma dunque un trend decrescente della disoccupazione: dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2022 coloro che versano il contributo di solidarietà pari all’1% (ossia i disoccupati) sono diminuiti di più di 2.000 unità. Nel complesso, possiamo affermare con certezza il fatto che, per la categoria dei farmacisti, la disoccupazione è molto contenuta e si attesta su un livello di appena l’1,6%, il valore più basso mai registrato in assoluto».

Il fabbisogno della farmacia territoriale è soddisfatto, basandoci sull’attuale disponibilità di farmacisti?

«Partiamo prima da una riflessione di ordine generale: i farmacisti in Italia svolgono un ruolo essenziale anche a livello sociale, dato che rappresentano non solo il primo presidio sanitario sul territorio ma anche punti di riferimento essenziali per le comunità in cui operano. La carenza di personale è una problematica che interessa tutte le professioni sanitarie, e quella farmaceutica certo non fa eccezione. Come mostrano tutti i rapporti a livello nazionale, esiste uno squilibrio significativo tra personale sanitario e popolazione. Il dato relativo alla disoccupazione registrata dall’Enpaf trova d’altra parte conferma nelle difficoltà nel reperire farmacisti disponibili a lavorare sia nelle farmacie sul territorio sia nel settore pubblico – ospedali e Asl – o in quello industriale. Certamente, i nuovi servizi previsti dalle farmacie per fronteggiare l’emergenza pandemica che ha colpito anche il nostro paese in questi anni hanno comportato un aumento del fabbisogno di farmacisti, evidenziando e aggravando carenze già esistenti».

Quanti farmacisti operano in farmacia da dipendenti e quanti da liberi professionisti (con partita Iva)?

«Dai dati in nostro possesso, come Enpaf, risultano circa 47 mila dipendenti di farmacia privata, che in maggioranza versano la quota contributiva ridotta o il contributo di solidarietà. Si registra, però, un aumento degli iscritti che esercitano attività professionale in regime di lavoro autonomo con partita Iva. A oggi, infatti, gli iscritti farmacisti con partita Iva sono più di 1.400, un dato in costante crescita rispetto al passato. Completano il quadro dei dipendenti che versano la contribuzione ridotta 1.500 collaboratori di farmacia comunale, 1.600 collaboratori di parafarmacia e quasi 4.000 farmacisti dipendenti Ssn/pubblica amministrazione».

Sulla base dei dati attuali è possibile fare una stima del fabbisogno di farmacisti in Italia?

«Non è semplice fare una stima univoca, specie considerando che molti dei laureati in Farmacia o Ctf sono assorbiti dal mondo dell’impresa – dalla chimica all’industria farmaceutica – o della scuola, e non andranno a esercitare la professione di farmacista. L’anno scorso c’è stato un accordo tra il ministero della Salute e la Fofi, per cui per l’anno accademico 2022-23 è stato stimato un fabbisogno di farmacisti pari a 600 unità, con un incremento di un terzo rispetto al biennio precedente. Questo dato mostra quanto il fabbisogno di farmacisti in Italia stia crescendo, anche in modo impensabile fino a pochi anni fa. Questo risultato è frutto di diversi fattori, non ultimo l’impatto del Pnrr che prevede per il 2026 l’avvio delle Case di comunità e dell’Assistenza integrata domiciliare, che inciderà su circa il 10% della popolazione over-60 e che porterà come conseguenza diretta la necessità di un maggior numero di farmacisti».

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