«Continuare a negare un’evidenza ormai palese o prenderne atto ed agire di conseguenza. Noi stiamo cercando di rappresentare questo malessere, lo stiamo gridando a gran voce, quando sentirà solo silenzio sarà il momento di preoccuparsi perché anche l’autunno potrebbe divenire anomalo ed essere più caldo del solito». Si chiude così una lunga missiva inviata alla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) dal Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), Sinasfa, Federazione nazionale parafarmacie italiane (Fnpi) e Culpi, a distanza di tre settimane dall’invio di un documento contenente dieci domande a cui la Federazione ha risposto attraverso un’intervista ad Andrea Mandelli, presidente, pubblicata sulle pagine dell’house organ della Fofi.

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Risposte che probabilmente non sono bastate alle sigle, le quali hanno ribattuto con delle contro-osservazioni. «Avevamo chiesto – spiegano le sigle – se una visione troppo farmacia-centrica non limitasse le prospettive future della professione. Lei risponde che “la rete delle farmacie di comunità occupa la stragrande maggioranza dei farmacisti non titolari e che il progetto di farmacia quale centro polifunzionale vede proprio nel collaboratore “l’asset strategico” di questa visione, quindi non può non occuparsene”. Il problema è che nessuno gli ha chiesto di rinunciare a questo progetto, semplicemente si segnalava la necessità di allargare il ventaglio delle prospettive, non puntare tutto sul rosso o sul nero». Secondo le sigle, infatti, «la Fofi deve rappresentare gli interessi di tutti gli iscritti con imparzialità e senza pregiudizi, garantire la professionalità e l’indipendenza di ogni farmacista. Come può farlo se il suo Presidente fa finta di non capire quando parliamo d’imporre per legge il divieto assoluto, anche in presenza del farmacista, per chi farmacista non è, di consegnare farmaci».

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