In occasione del congresso della Società italiana di farmacologia (Sif), Silvano Cella, docente dell’Università degli Studi di Milano, ha esposto una relazione relativa alla povertà della popolazione e alla conseguente difficoltà di accesso ai farmaci. L’analisi proposta da Cella prende le mosse dai dati pre-pandemici diffusi dall’Istat a giugno 2020, relativi al 2019, anno in cui sono state censite quasi 1,7 milioni di famiglie (6,4% del totale), circa 4.7 milioni di persone (7,7% del totale), in condizione di povertà assoluta. L’impatto del Covid-19 e delle restrizioni emergerà dalle prossime rilevazioni, ma è già possibile fare una stima da alcuni dati rilevati dalle organizzazioni di solidarietà sociale, come la Caritas, secondo la quale l’incidenza dei nuovi poveri è passata dal 31% al 45% e quasi una persona su due per la prima volta necessita di aiuti materiali.

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La povertà riduce l’accesso alla prevenzione sanitaria

Come riferito dalla Sif, «in Italia le persone indigenti possono permettersi una spesa sanitaria pro-capite equivalente a un sesto (16%) di quella sostenuta dalle persone non povere. Il contenimento della spesa sanitaria viene perseguito dalle famiglie povere soprattutto limitando il numero delle visite e degli accertamenti a scopo diagnostico e preventivo». Ma ridurre la prevenzione significa con grande probabilità accrescere il rischio di sviluppare patologie in futuro. «Si crea così un circolo vizioso – conferma Cella – che incrementa ulteriormente il carico di malattia che già affligge la parte svantaggiata della popolazione. Molti studi hanno indagato il legame tra povertà, contesto ambientale e malattia e hanno dimostrato che la carenza cronica di beni primari si associa ad una aumentata frequenza di molte condizioni patologiche».

La solidarietà degli enti caritativi

La povertà economica rende difficoltoso anche l’acquisto di farmaci che, in mancanza di prevenzione, diventano la voce di spesa sanitaria più cospicua per le fasce della società meno abbienti. Il dato Istat, riportato dalla Sif, rivela che nel 2019 gli indigenti hanno destinato il 63% del proprio budget sanitario all’acquisto di medicinali. A supportare le necessità della popolazione più povera è spesso l’attività di enti caritativi, che si avvalgono delle donazioni di organizzazioni no profit.

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