serrata farmacie riminiDopo il botta e risposta tra Asl e Federfarma Rimini in merito alla serrata decisa da quest’ultima, sulla questione è intervenuto anche l’Ordine provinciale. Come riportato dal quotidiano locale NewsRimini, l’organismo ha spiegato di aver preso nota «con stupore» delle affermazioni della Asl Romagna e pur «non volendo entrare nel merito di questioni prettamente sindacali», ha voluto precisare alcuni punti. «Dal comunicato – ha spiegato il presidente dell’Ordine, Giulio Mignani – pare che le farmacie comunali non abbiano preso parte alla protesta in contrasto con Federfarma e in solidarietà all’ASL. Mentre esse semplicemente non possono effettuare proteste per statuto, ma hanno sospeso il servizio CUP in segno di solidarietà con Federfarma. Non siamo noi i rappresentanti di alcuna categoria, ma tale inesattezza è palese e va corretta». In secondo luogo, «al contrario di quanto affermato dalla Asl ai cittadini viene chiesto un sacrificio economico indiretto: le consegne su appuntamento, in luoghi non sempre accessibili (ad esempio gli ospedali, meno numerosi delle farmacie) e con orari molto ristretti costringono gli assistiti a difficili spostamenti, a richiedere permessi dal lavoro (si pensi ad un centro di distribuzione che chiude alle 18) quando la rete delle farmacie potrebbe offrire lo stesso servizio 24 ore su 24». Inoltre, l’Ordine sottolinea come «la Asl sostenga che il cittadino sceglie autonomamente di recarsi in ospedale o nei centri di distribuzione. Federfarma, da un’indagine svolta tra i pazienti, ha rilevato come il 99% degli assistiti preferisca, potendo scegliere, la farmacia territoriale». Infine, si punta il dito contro l’affermazione della Asl secondo la quale «la sicurezza nella distribuzione diretta viene garantita sia dalla presenza costante del farmacista sia da una particolare attenzione alla segnalazione delle reazioni avverse da farmaci (cosa che, chissà perché, avviene in minima quota da parte dei privati)». Secondo l’Ordine, «così posta la questione fa apparire come il farmacista privato operi con trascuratezza, dimenticando i propri doveri di operatore sanitario. Così non è e chiediamo alla Asl un’immediata rettifica. Uno dei più gravi danni della massiccia distribuzione diretta è infatti l’impoverimento culturale della professione. Tutti i nuovi farmaci infatti non transitano più nelle farmacie del territorio, lasciando l’85% degli iscritti all’Ordine privi dell’opportunità di toccare con mano l’innovazione che rappresenta l’anima della nostra professione». Innovazione che, al contrario, «dev’essere patrimonio di tutti. La Asl ci metta alla prova, non temiamo le sfide».

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