sen-d-ambrosio-lettieriNo allo smantellamento della farmacia italiana, prezioso presidio socio-sanitario del territorio, no a improbabili riforme blindate nei decreti legge e nei voti di fiducia, che puntano incredibilmente ad indebolire ciò che funziona, no a liberalizzazioni mascherate che sono, invece, il tentativo di spostare quote di mercato della farmacia italiana ai corner dei supermercati, al servizio di potentati economici e non della collettività.

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Sì alla sburocratizzazione, alla centralità della persona, al rafforzamento del sistema sul territorio quale servizio al cittadino a supporto del sistema sanitario nazionale, ad una maggiore capillarità, sì a più prospettive occupazionali e più competitività professionale in una logica di sempre maggiore equità e di efficienza.

Il programma del PdL sul futuro della Farmacia italiana parte da questo. Se ne è discusso a Bari, nell’ambito di un affollatissimo convegno organizzato dall’Associazione Shelter, sul futuro della Farmacia italiana secondo il PdL.

Sono intervenuti il sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri, segretario della Commissione Sanità del Senato e ricandidato per il PdL al Senato nella Circoscrizione Puglia, insieme all’on. Raffaele Fitto, capolista per il PdL alla Camera dei Deputati, all’europarlamentare Sergio Silvestris, ai presidenti della Consulta dell’Ordine dei Farmacisti pugliesi e di Federfarma Puglia, Giuseppe Morea e Arnaldo Tempesta. Ha introdotto i lavori il presidente della Shelter, Pasquale Mininni Jannuzzi.

“In Italia ci sono ogni sera circa 3mila croci verdi accese, per lo Stato a costo zero”, ha sottolineato il sen. d’Ambrosio Lettieri, “ e sono operative 6mila farmacie rurali: un sistema che funziona. E ciò che funziona può essere suscettibile solo di passi in avanti, di innovazione, non può certo essere oggetto, come è stato, di una selvaggia strumentalizzazione per destrutturare e impoverire il sistema a favore di qualche potentato. Un settore così delicato non può essere terreno di scorribanda politica, ma di una seria riflessione sulla ricollocazione strategica della farmacia nel mercato in un progetto organico di riforma dell’intera filiera”.

D’Ambrosio Lettieri ha spiegato come “dal ddl Tomassini-Gasparri in poi la battaglia del PdL – divenuta invero una tenace crociata – si è concentrata sul modello di farmacia quale presidio socio-sanitario assistenziale che si integra nella sanità del territorio per potenziarne l’efficienza a beneficio della comunità. La rete capillare della sua diffusione risponde al primario dovere di servizio alla collettività e deve basarsi su strumenti di programmazione che sono irrinunciabili. Siamo categoricamente contrari al “doppio canale” che metterebbe in competizione modelli economico-gestionali squilibrati a beneficio delle logiche di profitto del <più grande>. Siamo per l’eliminazione di tortuosità burocratiche che allungano i tempi delle procedure concorsuali e crediamo che i concorsi per soli titoli siano una beffa compiuta a danno dei giovani e in barba ai principi di meritocrazia”.

“I provvedimenti introdotti con il decreto Salva Italia imposto dal Governo Monti col voto di fiducia stanno producendo effetti gravissimi a danno della farmacia italiana e, in particolare, delle farmacie rurali con conseguente pregiudizio per l’assistenza farmaceutica territoriale”, ha concluso il senatore del PdL, “L’aumento progressivo di disoccupazione e licenziamenti sono il nefasto effetto di pessime mediazioni politiche che hanno visto prevalere pregiudizi ideologici e, forse, interessi occulti di potentati economici che sono rimasti nell’ombra.

Dopo le lenzuolate di Bersani e l’impossibilità di portare a compimento il progetto di riforma con la “Tomassini-Gasparri” è desolante e offensivo ascoltare le parole del premier Monti che si riferisce alla farmacia italiana definendola una “lobby” difesa dal PdL: un penoso tentativo per distogliere l’attenzione dalle vere lobby che hanno impedito le  liberalizzazioni necessarie al Paese. Energia, assicurazioni, banche, servizi pubblici locali sono i capitoli non declinati da cui gli italiani avrebbero ottenuto reali benefici economici stimati in oltre 1.300 euro annui per famiglia. Insomma, Monti ci ha consegnato un prodotto legislativo inefficace per le finalità, scadente per qualità  e per le ripercussioni che produrrà non solo sulle farmacie e sulla professione, ma anche sull’efficienza del servizio con pregiudizio per l’intera collettività”.

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