L’eccesso di produzione legislativa nelle politiche del farmaco determina grave danno all’economia del Paese perché riduce le condizioni necessarie per lo sviluppo di investimenti da parte dell’industria del farmaco che ha bisogno di stabilità per programmare e pianificare. Tra i comparti del settore sanitario, quello farmaceutico registra il numero più alto di provvedimenti legislativi, regolamentari, regolatori, di livello statale e regionale, la cui diretta conseguenza è l’allontanamento degli investitori esteri e l’indebolimento dell’intera filiera del farmaco che in Italia sostiene il PIL e produce salute e benessere.
E dunque non c’è bisogno solo di stabilità normativa. C’è necessità di riconsiderare la divisione delle competenze legislative tra Stato e Regioni in una logica che riporti a livello centrale la regia della politica farmaceutica.
Ma la declinazione a macchia di leopardo nelle differenti realtà regionali rappresenta anche una grave minaccia per l’universalità del nostro sistema sanitario perché determina disparità di accesso ai farmaci e pregiudizi per i livelli essenziali di assistenza.
Ecco perché non vi sono motivi plausibili che consentono di mantenere una politica farmaceutica in una logica federalista.
La politica farmaceutica deve, quindi, tornare al , nel senso che deve tornare nella gestione piena del Ministero della Salute e dell’Aifa.
Sono, dunque, assolutamente d’accordo con il presidente di Farmindustria, Scaccabarozzi, che oggi nella sua relazione sottolinea la necessità che, nell’ambito delle riforme, sia avviata la revisione del Titolo V della Costituzione in questa direzione”.
Lo dichiara il sen. D’Ambrosio Lettieri, capogruppo FI 12^ Commissione Sanità del Senato, a margine dell’Assemblea annuale di Farmindustria dal tema “L’ industria del Farmaco in Italia un’ eccellenza europea.
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