
Successivamente, è stato stabilito in un’altra norma che, al fine di consentire anche a tali professionisti di proseguire il proprio percorso formativo, «nelle more di una definizione organica della materia, le scuole di specializzazione sono attivate in deroga alle disposizioni di cui al comma 1 dell’articolo 8 della legge 401» sebbene da ciò non debbano «derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». In pratica, dunque, la normativa non ha abrogato la disposizione contenuta nell’articolo 8 citato, ma ne ha sospeso gli effetti «ed ha consentito, al contempo, di procedere all’adozione del decreto del ministro dell’Università e della Ricerca, in data 16 settembre 2016, registrato alla Corte dei conti l’11 novembre 2016, recante “Riordino delle Scuole di specializzazione ad accesso riservato ai non medici”, a seguito del quale gli atenei avrebbero potuto procedere all’attivazione delle scuole di specializzazione già a partire dall’anno accademico 2015/2016».
Ciò nonostante, «da diversi anni gli atenei non emanano più i bandi per le scuole di specializzazione per i suddetti professionisti». Uno stallo che «provoca loro un grave danno, poiché non consente di accedere alle specializzazioni e quindi di completare il proprio percorso formativo». Per questo d’Ambrosio Lettieri ha chiesto ai ministri «in che modo intendano intervenire, in tempi rapidi, per assicurare la disponibilità delle risorse necessarie all’attivazione dei corsi di specializzazione per le professioni sanitarie non mediche, e in particolare per i farmacisti, e consentire a tutti i professionisti del settore di completare il proprio percorso formativo e la possibilità di accedere ai concorsi pubblici del Servizio sanitario nazionale».
Un altro atto di sindacato ispettivo con analoghi contenuti è stato firmato dallo stesso d’Ambrosio Lettieri assieme ad Andrea Mandelli.
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