L’uso dei cosiddetti test point of care in farmacia, ovvero i test rapidi per lo screening di malattie o il monitoraggio di parametri clinici, sta prendendo piede. Ci sono però ancora diverse barriere alla diffusione di questi servizi. A tale proposito, l’International pharmaceutical federation (Fip) ha pubblicato una dichiarazione sull’importanza di favorirne l’affermazione nelle farmacie di comunità, a vantaggio di tutta la popolazione e dei sistemi sanitari. «Questi servizi – dichiara la Federazione – sono preziosi non solo per i singoli pazienti che ne usufruiscono, ma anche dal punto di vista della salute pubblica. Contribuiscono infatti notevolmente all’efficienza e alla sostenibilità dei sistemi sanitari e rappresentano, quindi, un importante trampolino di lancio verso la copertura sanitaria universale». Per far sì che i test vengano inseriti tra i servizi farmaceutici occorrono, secondo la Fip, una costante formazione e aggiornamento dei farmacisti, un’organizzazione logistica efficiente e una regolamentazione che legittimi i servizi e provveda anche a finanziarli perché non restino a carico dei pazienti.

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I test come parte del processo di cura

L’Organizzazione internazionale per la standardizzazione (Iso) definisce i test point of care come “test che vengono eseguiti vicino o presso l’abitazione del paziente e che portano a un possibile cambiamento nella cura del paziente stesso”. Secondo la Fip, «laddove il quadro normativo lo permette, un’ampia gamma di test può essere eseguita presso le farmacie comunitarie in presenza o assenza di qualsiasi sintomo di malattia, purché siano in atto le misure necessarie per garantire sicurezza e protezione del team della farmacia, di altri pazienti e dei clienti del presidio. I test point of care eseguiti in farmacia possono fornire informazioni preziose per supportare il processo decisionale relativo alla salute e ridurre il ricorso non necessario ai medici generici o al pronto soccorso. Inoltre, questi test possono anche essere forniti come parte di un servizio di gestione dello stato della malattia, per monitorare gli esiti di un trattamento in persone con malattie croniche non trasmissibili».

L’impegno richiesto ai farmacisti

Nella dichiarazione la Fip suggerisce ai farmacisti una serie di azioni per essere in grado di gestire correttamente il servizio di testing. Tra queste, viene raccomandato di «seguire le linee guida emesse dall’organismo professionale della farmacia a cui sono affiliate e assicurarsi che soddisfino gli eventuali requisiti legislativi emanati dalle autorità sanitarie locali o dalle agenzie di regolamentazione; garantire procedure operative standard che coprano tutti gli aspetti legati ai test, inclusi la formazione, l’ambito della pratica, la strumentazione, l’identificazione del paziente, il suo consenso, la riservatezza e un’adeguata gestione dei registri». La Fip sottolinea poi l’importanza di usare solo dispositivi medici autorizzati dalle autorità sanitarie locali, impegnarsi nella professione, migliorando le competenze sui test.

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