
«Le vertenze – aggiungono i sindacati – sono infatti aperte ormai da oltre 36 mesi, e nel caso del settore termale da oltre cinque anni, superando nei fatti un’intera tornata contrattuale. Nonostante si siano svolti molteplici incontri con le diverse e rispettive compagini datoriali, non è stato possibile giungere alla sottoscrizione degli accordi di rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro per alcuno dei settori citati. Rispetto a tale situazione le nostre organizzazioni hanno attivato, nel corso del 2015, lo stato di agitazione per i diversi settori», ed esso è dunque «ad oggi da ritenersi in vigore».
I sindacati hanno inoltre precisato che essi «garantiranno, a livello di ciascuna impresa o amministrazione interessata, il rispetto della disciplina vigente in materia di esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, come previsto dagli accordi e dalle provvisorie regolamentazioni di ciascun settore nei rispettivi CCNL».
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