Il testo della riforma degli Ordini delle professioni sanitarie approvato alla Camera non va. Ad affermarlo sono le rappresentanze professionali di medici, odontoiatri, farmacisti e veterinari, che contano in totale oltre mezzo milione di iscritti. A farlo sapere è la FOFI, che spiega come i comitati centrali di FNOMCeO, FNOVI e della stessa federazione degli Ordini dei farmacisti si siano riuniti a Roma l’11 novembre proprio al fine di analizzare nel dettaglio i contenuti del Ddl Lorenzin, rilevando come il provvedimento approvato a Montecitorio rappresenti «uno stravolgimento» rispetto a quello che era stato licenziato dal Senato. Di lì la necessità da parte degli Ordini di presentare «nuove proposte condivise». «L’attuale testo – spiegano – non rappresenta lo strumento idoneo al rinnovamento delle professioni», dal momento che esso rappresenta «un impianto normativo che non affronta il cuore delle questioni, ma che interviene su specifici punti del testo del 1946 senza proporre per gli Ordini un ruolo che sia effettivamente nuovo e moderno». Le rappresentanze professionali sanitarie sottolineano quindi di essere consapevoli del fatto che le professioni della salute e l’organizzazione del lavoro siano «profondamente mutate», ma ribadiscono una «netta contrarierà ad una legge che rinvia a regolamenti governativi e ad un decreto del ministero della Salute la nuova disciplina, affidando di fatto ad atti di rango secondario l’adozione di norme, non solo di dettaglio, che incideranno in modo rilevante sulla nostra attività. Che, giova ricordare, ci pone a garanzia della qualità della prestazione professionale e a tutela della salute collettiva». «Nel testo licenziato – aggiungono – sembra prevalere la necessità di introdurre elementi innovativi sotto il profilo amministrativo e formale, senza entrare nel merito dei problemi reali delle professioni e del difficile equilibrio dei rapporti tra rappresentatività professionale e crescita delle competenze istituzionali. Soprattutto, non si affrontano le questioni di sostanziale importanza, quali i rapporti e il coordinamento con l’Autorità giudiziaria in ambito disciplinare». Gli organismi hanno costituito perciò un coordinamento permanente, «aperto a tutte le professioni sanitarie», e hanno chiesto «un incontro urgente con il ministro della Salute».
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