Si è tenuta nella giornata di lunedì 23 aprile l’audizione collegiale dei rappresentanti dei farmacisti – già ascoltati singolarmente – per discutere della riforma dell’Enpaf. L’incontro è stato organizzato presso la sede dell’ente previdenziale e ha rappresentato l’ultima parte dei colloqui svolti fino ad ora con l’obiettivo di raccogliere le richieste della categoria.
Come anticipato da Rifday, notiziario dell’Ordine dei farmacisti di Roma, il presidente dell’ente previdenziale Emilio Croce si è espresso prima della riunione con queste parole: «Il confronto di oggi, lo ribadisco, è un molto momento importante, perché finalmente tutte le componenti di categoria possono giocare allo scoperto, esprimendo di fronte a tutte le rappresentanze professionali le proprie proposte sui correttivi da apportare alla previdenza di categoria. Quello di oggi è dunque un momento di ulteriore chiarezza, dopo l’importante lavoro di ascolto di ogni sigla di categoria svolto con le audizioni delle scorse settimane». L’obiettivo è stato infatti di consentire a tutti di esprimere le proprie posizioni «coram populo, rendendo chiaro “chi vuole cosa” in materia di riforma previdenziale». In questo senso, si è trattato di un «punto di partenza aa cui prendere le mosse per provare a operare una sintesi che costituisca la base di un progetto di riforma condiviso, che poi dovrà comunque affrontare un complicato cammino per essere realizzato». Croce ha anche ricordato che «l’importante era avviare la riforma e l’Enpaf lo ha fatto partendo per tempo, già alla fine del 2015, e cercando fin dal primo momento di coinvolgere responsabilmente tutti». L’organo d’informazione dell’Ordine di Roma ha anche fatto sapere che, sempre il 23 aprile, l’Enpaf ha tenuto il convegno “Il VII Rapporto Adepp sulla previdenza privata e le attività polifunzionali delle Casse di previdenza”, introdotto da una relazione dello stesso Croce. Presente, tra gli altri, Gianni Trombetta, revisore contabile dello Studio Guandalini di Bologna, «co-autore (insieme a Marcello Tarabusi e Francesco Capri) di uno studio pubblicato su una rivista del settore che ha posto in relazione il peso della contribuzione sui redditi dei titolari di farmacia iscritti all’Enpaf, con quello sostenuto da altri professionisti (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti), per concludere che i costi dell’ente dei farmacisti “non sono così onerosi come si sostiene”».
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