Un farmacista è stato raggiunto da una misura cautelare perché ritenuto gravemente indiziato dei reati di ricettazione e riciclaggio di medicinali, questi ultimi provento di furti e rapine perpetrati ai danni di distributori, grossisti e vettori. In aggiunta, il professionista è stato raggiunto da un decreto di sequestro preventivo per un totale di 2,3 milioni di euro, quale profitto di numerosi reati di natura fiscale. Ciò dopo un’intensa attività di indagine da parte della procura di Torre Annunziata, a seguito della quale i carabinieri del Nucleo anti sofisticazione di Napoli e il personale dell’Agenzia delle dogane di Napoli hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura.

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Nel dettaglio, i militari hanno scovato un sistema attraverso il quale farmaci ospedalieri ed alto costo venivano convogliati in un sistema capillare di riciclaggio in favore di numerose attività, alcune delle quali presenti all’estero, arrecando oltre ad un danno al Servizio sanitario nazionale, anche danno erariale. Per accaparrarsi i quantitativi di farmaci necessari ad alimentare tale business, secondo quanto riportato dai Nas, venivano commissionati dei furti ad-hoc. I proventi venivano poi “ripuliti” mediante «la falsa rappresentazione di scritture contabili delle società dallo stesso gestite, con la reiterata perpetrazione di truffe a carico del Servizio sanitario nazionale, mediante l’utilizzo di ricette mediche provento di furto».

Non è la prima volta che tali dinamiche si presentano all’interno del settore farmaceutico, sfuggendo ai meccanismi di controllo. Un’inchiesta particolarmente inquietante era stata portata a termine dal Nucleo anti sofisticazioni dei carabinieri a Milano, nell’aprile del 2018. Come riportato dall’edizione locale del Corriere della Sera all’epoca dei fatti, i militari avevano proceduto nella mattinata all’arresto di 13 persone, accusate «di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’erario, truffa ad aziende farmaceutiche, autoriciclaggio, ricettazione di farmaci, somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica ed emissione di fatture per operazioni inesistenti». Nello specifico, era stato ideato un sistema di “riciclaggio” dei medicinali, che venivano venduti all’estero grazie ad una serie di documenti falsificati, sfruttando soprattutto il parallel trade e guadagnando così ingenti somme di denaro grazie alla differenza tra il prezzo di acquisto e quello di cessione.

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