
Anche Farmacieunite ha parlato di «opposizione di Federfarma che porterebbe all’eliminazione del promemoria in merito alla ricetta elettronica. Non possiamo quindi non stigmatizzare la condotta di Federfarma che in questo, come in altri casi, non riesce ad abbandonare un atteggiamento arrogante, risultato di mille compromessi, che sembra difendere gli interessi di pochi a scapito di molti, danneggiando la categoria».
A tali parole ha replicato Federfarma, spiegando che «sui progetti di dematerializzazione avanzata coltivati dalla Regione Veneto, Assofarm non fa altro che giocare con le parole. E fa finta di non capire che se l’operazione passasse così com’è congegnata oggi, le farmacie dovrebbero sopportare un appesantimento di costi e burocrazia mentre gli assistiti patirebbero un allentamento delle garanzie su privacy e dispensazione». Annarosa Racca, presidente dell’associazione di categoria, ha aggiunto che «quella che Gizzi chiama la “completa” dematerializzazione della ricetta cartacea si concretizzerebbe soltanto negli ambulatori, dove non si stamperebbe più il promemoria. Ma non nelle farmacie, dove si dovrebbe cominciare a usare la carta per attaccare le fustelle».
Sulla questione è intervenuto anche l’amministratore delegato di Promofarma, Giovanni Petrosillo, che ha spiegato: «In caso di inaccessibilità al Sar da parte della farmacia per problemi tecnici il progetto ipotizza come contromisura l’accesso al fascicolo sanitario elettronico tramite dispositivo mobile oppure attraverso un call center. Nel primo caso la soluzione è quasi inesistente, perché se il Sar è offline via Adsl lo è anche via “mobile”; nel secondo, invece, si innescherebbero problemi di sicurezza per il cittadino e di responsabilità professionale».
Infine la Racca ha replicato, più in generale, sul tema dell’innovazione, spiegando che Federfarma non effettua alcuna “resistenza”: «Ne è prova la fattiva collaborazione che stiamo prestando al tavolo tecnico con la Regione, così come i contributi offerti in altre realtà su analoghi programmi. Un sindacato che faccia seriamente gli interessi dei suoi associati, tuttavia, non può mettere l’innovazione tecnologica davanti alla richiesta di adeguate garanzie per i propri iscritti».
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