Nel contesto dell’attuale dibattito sulla ricetta dematerializzata in Friuli-Venezia Giulia, emergono preoccupazioni e proposte per la gestione e l’implementazione di questa importante innovazione. Secondo recenti dichiarazioni rilasciate dal presidente di Farmacieunite, Federico Conte, è opportuno prendere in considerazione l’adozione del modello veneto, funzionante dal 2016 e ampiamente apprezzato dai pazienti. Secondo Farmacieunite, infatti, il modello veneto rappresenta un sistema avanzato che semplifica la prescrizione e la consegna dei farmaci. Esso prevede che le prescrizioni siano inserite dai Medici di medicina generale (Mmg) o dai Pediatri di libera scelta (Pls) nel Sistema di accoglienza regionale (Sar) o centrale (Sac). La farmacia può successivamente recuperare queste prescrizioni attraverso un’interrogazione basata sul codice fiscale del paziente. In tale sistema, i pazienti possono avere accesso alla prescrizione tramite vari mezzi. La prescrizione può essere stampata come promemoria cartaceo, se lo ritiene opportuno il medico, oppure i codici per scaricare la ricetta possono essere forniti attraverso un’applicazione regionale gestita dal cittadino stesso, o ancora via mail o messaggio.

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Dematerializzazione della ricetta in Veneto

La completa dematerializzazione proposta dal sistema in Veneto è in funzione dal 2016 e ha dimostrato un alto grado di soddisfazione tra i pazienti. Nonostante ciò, come osserva Farmacieunite l’eventuale interruzione del servizio (Sar o Sac) a causa di problemi tecnologici o di connessione Internet può rappresentare una potenziale difficoltà nel processo di gestione della ricetta elettronica. Secondo Conte, «la ricetta dematerializzata consente la circolarità a livello nazionale e agevola enormemente gli assistiti». Il dirigente ha sottolineato che «fino al 31 dicembre 2023 è consentito l’invio del promemoria con il numero di ricetta via mail, sms, WhatsApp o anche al telefono, ma questa possibilità riguarda unicamente e rigorosamente la trasmissione da parte del medico al paziente». Dunque, alla luce di quanto evidenziato, per Conte «è inesatto parlare di invio diretto da parte del medico alla farmacia».

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