Nel 2021 prosegue il trend in riduzione dell’uso di antibiotici in Italia (-3,3% rispetto al 2020), sebbene i consumi si mantengano ancora superiori a quelli di molti paesi europei. Nel confronto europeo emerge inoltre in Italia un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche. Si conferma un’ampia variabilità regionale nei consumi, con significativi margini di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva soprattutto nelle regioni del Sud. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021”, a cura dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Aifa, pubblicato sul portale dell’Agenzia. Secondo quanto evidenziato dall’Agenzia «nell’analisi sull’uso degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata sono inclusi anche dei focus sulla prescrizione nella popolazione pediatrica e negli anziani, sulle prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione e sull’uso degli antibiotici nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)». Inoltre «il Rapporto prende inoltre in esame l’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero, l’acquisto privato di antibiotici di fascia A, il consumo degli antibiotici non sistemici e gli indicatori di appropriatezza prescrittiva nell’ambito della Medicina Generale».

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L’edizione 2021 del Rapporto e le novità

La nuova edizione del Rapporto «presenta anche una sezione sulla rete dei laboratori di microbiologia e, in accordo a quanto previsto dal Piano nazionale di contrasto dell’antimicrobico resistenza (Pncar) 2022-2025, una sezione che prende in considerazione l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario. Come negli ultimi anni, il Rapporto fornisce una valutazione dell’impatto della pandemia da Covid-19 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che include anche il primo semestre del 2022. Gli andamenti temporali dei consumi e le importanti differenze nei pattern prescrittivi tra aree geografiche che emergono dai dati del Rapporto evidenziano l’importanza di continuare a monitorare, sia a livello nazionale che regionale o locale, gli indicatori di consumo e di qualità della prescrizione degli antibiotici in Italia, così come raccomandato anche dal nuovo Pncar 2022-2025».

Riduzione del consumo di antibiotici e variabilità regionale

Nel 2021, il consumo di antibiotici in Italia ha continuato a seguire un trend in riduzione, con un calo del 3,3% rispetto al 2020. In particolare, circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85. Nella popolazione pediatrica, i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), con quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal Ssn erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata). Tuttavia, permane un’ampia variabilità regionale nei consumi a carico del Ssn: le regioni del Sud presentano consumi maggiori rispetto al Nord e al Centro, con riduzioni maggiori al Nord (-6,1%) e più contenute al Sud (-2,2%). Inoltre, nelle regioni del Sud si riscontra una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta.

Confronto con gli altri paesi europei e impatto sulle resistenze antibiotiche

Nonostante la riduzione del consumo, l’Italia si mantiene ancora superiore rispetto a molti paesi europei per quanto riguarda l’utilizzo di antibiotici. In particolare, l’Italia si conferma uno dei paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e considerate di seconda linea, con un trend in peggioramento negli ultimi due anni. L’Italia è anche uno dei paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta e che, secondo la Who, dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali. In ambito ospedaliero, si osserva un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il che sottolinea l’importanza di continuare a monitorare e ridurre l’uso di antibiotici per contrastare il fenomeno della resistenza antimicrobica.

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