Medicines for Europe, associazione dei produttori di farmaci equivalenti e biosimilari, ed European Fine Chemicals Group, associazione europea della chimica fine, chiedono una serie di interventi tra cui l’avvio di una discussione urgente sulla modifica del quadro temporaneo degli aiuti di Stato in relazione alla farmaceutica. Tra i punti legati alle politiche industriali, le sigle sollecitano «riforme della normativa comunitaria in materia di appalti, prezzi e rimborsi per incoraggiare gli investimenti nella sicurezza dell’approvvigionamento, rafforzare la competitività della produzione europea e sostenere la transizione verde per la produzione di medicinali». A ciò si aggiunge «incoraggiare l’accesso agli incentivi alla produzione e ai fondi per sostenere gli investimenti nel settore manifatturiero in nuove tecnologie e innovazioni adattando il quadro degli aiuti di Stato dell’UE».

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Efficientamento del quadro normativo

Tra i punti discussi, inoltre, quello di «ottimizzare le politiche di efficientamento del quadro normativo del farmaco con il ricorso alla digitalizzazione e all’interoperabilità tra i sistemi regolatori europei», «accompagnare le future modifiche alle normative di settore con una approfondita valutazione d’impatto sulla competitività dell’industria europea e sul settore dei farmaci fuori brevetto» e infine «sviluppare un partenariato per la sicurezza dell’approvvigionamento con gli Stati Uniti per incoraggiare maggiori investimenti nel settore manifatturiero». Secondo quanto riportato da Egualia «l’Unione europea deve svolgere un ruolo decisivo nel sostenere la produzione in Europa di principi attivi farmaceutici e medicinali finiti con politiche rapide, robuste e ambiziose che diano priorità all’accesso ai farmaci per i pazienti, espandendo e rafforzando la sua competitività e posizione geopolitica e aprendo le porte agli investimenti con politiche attrattive».

Gli effetti della produzione spostata in Asia

Le sigle evidenziano che «diversi studi recenti sullo stato della produzione di settore in Europa evidenziano che pur essendo presente una forte base industriale, una parte significativa della produzione di Api si è spostata in Asia, dove i costi di investimento e operativi sono inferiori del 20-40%, principalmente a causa dei minori costi di manodopera e ambientali. Un altro fattore chiave dell’offshoring sono le politiche di prezzo insostenibili in Europa che non forniscono alcuna prevedibilità per i produttori, incoraggiando di fatto una “corsa al ribasso”, non premiando gli investimenti nella sicurezza dell’approvvigionamento o nei miglioramenti ambientali, che sono invece e obiettivi fondamentali della politica farmaceutica dell’UE. Parallelamente il dialogo strutturato che si è tenuto tra la Commissione e l’industria sulla sicurezza dell’approvvigionamento di medicinali indica che questo mix di prezzi insostenibili e politiche economiche del massimo ribasso è particolarmente estremo per i medicinali fuori brevetto».

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