
Con la nuova riforma, la competenza tornerebbe esclusivamente allo Stato per quanto concerne le “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute”. Le Regioni, tuttavia, continuerebbero ad occuparsi della “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”. Che può tornare allo Stato qualora sia messa a rischio l’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale. Secondo Federfarma, perciò, «la nuova formulazione del Titolo V è un segnale importante in direzione di un più diretto intervento dello Stato nella definizione delle politiche sanitarie, sicuramente anche per quanto riguarda le modalità di erogazione dei farmaci». E «il fatto che alle Regioni spetti la programmazione territoriale e l’organizzazione dei servizi sanitari è ovvio, perché le Regioni sono gli enti che materialmente gestiscono i finanziamenti e devono garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie». «Per quanto riguarda l’assistenza farmaceutica – aggiunge il sindacato dei titolari di farmacia – questo significa sicuramente il diritto di tutti i cittadini a poter accedere a tutti i farmaci presenti sul mercato nazionale e, in particolare, a quelli posti a carico del SSN. Ma vuol dire anche che questi stessi farmaci devono essere accessibili con le medesime modalità su tutto il territorio». per questo la nuova riforma, conclude Federfarma, mostrerà in modo netto le attuali disparità, e «costituirà un importante stimolo a rivedere l’attuale sistema, nell’ottica di riportare il maggior livello possibile di omogeneità tramite, appunto, disposizioni comuni».
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