La giustizia australiana ha ordinato al colosso farmaceutico Reckitt Benckiser di ritirare dal mercato quattro suoi antidolorifici “Nurofen”. La decisione è arrivata il 14 dicembre 2015, e riguarda in particolare dei farmaci per il trattamento del mal di schiena, del mal di testa e dei dolori mestruali. La ragione è legata al fatto che tali medicinali presentano la stessa dose di ibuprofene sale di lisina, pari esattamente a 342 milligrammi: secondo i giudici australiani, pertanto, non è giustificata la differenziazione in termini di trattamento, che invece era pubblicizzata sulle confezioni.
A chiedere un pronunciamento da parte del tribunale è stata la Commissione australiana per la Concorrenza e i Consumi, che si è rivolta alla corte federale accusando la Reckitt Benckiser di aver sfruttato la scarsa capacità di discernimento in materia da parte dei consumatori, al fine di realizzare maggiori benefici sui differenti Nurofen venduti. Il presidente dell’autorità di controllo, Rod Sims, ha spiegato che «l’azione è stata lanciata a causa della preoccupazione che determinati pazienti abbiano deciso di acquistare un farmaco in base a quanto scritto sulla confezione, credendo che i prodotti fossero davvero differenti in funzione del tipo di medicinale».
Da parte sua, invece, l’industria farmaceutica nega ogni tipo di truffa ai danni dei consumatori e ha affermato di voler cooperare con la Commissione di vigilanza. Secondo un portavoce dell’azienda, l’obiettivo era, al contrario, di aiutare i pazienti a scegliere al meglio tra i differenti antidolorifici, «in particolare nei punti vendita nei quali non è presente un professionista della salute che possa fornire consigli specifici». Elizabeth Carrigan, dell’Australian Association Pain Management (organismo di difesa dei consumatori) ha invece accolto con soddisfazione la decisione: «La nostra speranza è che la sanzione imposta dal tribunale possa essere sufficientemente importante da fungere da deterrente per altre imprese che abbiano intenzione di praticare pubblicità ingannevoli».
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