L’Italia è un paese più sano o l’impiego dei farmaci sta cedendo il passo al florido comparto degli integratori alimentari? A fotografare l’impiego dei farmaci nello Stivale è l’edizione 2018 del Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, presentato a Roma giovedì 18 luglio 2019 nella sede dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Secondo quanto riportato dalla stessa Agenzia, «nel 2018 la spesa farmaceutica nazionale totale è stata pari a 29,1 miliardi di euro, di cui il 77% rimborsato dal SSN. In media, per ogni cittadino, la spesa è stata di circa 482 euro». Ciò rispetto ai 29,8 miliardi di euro di spesa farmaceutica nazionale totale relativa al 2017, anno in cui la parte rimborsata dal Ssn era pari al 75%. Nel complesso, 0,7 miliardi in meno di spesa che se da un lato lasciano quasi intatti i bilanci degli stakeholder, dall’altro danno spazzio all’ipotesi che il farmaco stia perdendo terreno in favore degli integratori alimentari, anche a causa della differente regolamentazione dei primi rispetto ai secondi.

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Venendo alla ripartizione della quota pubblico-privato, ammonta a «11,9 miliardi di euro (197,45 euro pro capite) la spesa per l’acquisto di medicinali da parte delle strutture sanitarie pubbliche, con un andamento pressoché stabile (+0,9%) rispetto al 2017». Tra questi, «antineoplastici e immunomodulatori», i quali «rappresentano la prima categoria in termini di spesa farmaceutica pubblica (5.659 milioni di euro), seguiti dai farmaci dell’apparato cardiovascolare (3.240 milioni di euro)». Mentre «i farmaci cardiovascolari si confermano la categoria a maggior consumo, seguiti dai farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, dai farmaci del sangue e organi emopoietici».

A livello territoriale, secondo quanto emerso dal Rapporto, «l’Umbria è la Regione con i maggiori consumi in regime di assistenza convenzionata, seguita dalla Campania e dalla Puglia. La spesa lorda pro capite maggiore in Campania, Abruzzo e Calabria. La Provincia autonoma di Bolzano registra la spesa e i consumi pro capite meno elevati. Le Regioni del Nord registrano livelli inferiori di spesa convenzionata rispetto alla media nazionale; Sud e Isole mostrano valori di spesa superiori». Trend positivo per spesa e consumi dei farmaci a brevetto scaduto e dei farmaci equivalenti. Nello specifico, l’Aifa rileva che «quelli a brevetto scaduto hanno costituito il 65,9% della spesa e l’82,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata, mentre gli equivalenti hanno rappresentato il 19% della spesa e il 29,4% dei consumi». I farmaci biosimilari quasi o del tutto esclusi mediante la distribuzione delle farmacie territoriali, vedono un aumento. È il caso della follitropina (+55,2%), delle epoetine (+24,4%), della somatropina (+22,3%), ma anche dei fattori della crescita (+12,7%)».

Infine, uno sguardo alla spesa farmaceutica territoriale erogata dalle farmacie private e pubbliche aperte sul territorio. Questa è stata pari a 20.781 milioni di euro, «in calo rispetto all’anno precedente del -1%». Con riferimento invece alla spesa pubblica territoriale comprensiva della spesa dei farmaci erogati in regime di assistenza convenzionata e in distribuzione diretta e per conto di classe A, l’Aifa evidenzia che «è stata di 12.402 milioni di euro, ossia il 60% della spesa farmaceutica territoriale, e ha registrato, rispetto all’anno precedente, una riduzione del -4%, dovuta alla diminuzione della spesa farmaceutica convenzionata netta (-4,2%) e della spesa per i farmaci in distribuzione diretta e per conto (-3,6%)».

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