prezzo dei farmaci in cinaLa Commissione nazionale per lo Sviluppo e le Riforme della Cina ha annunciato nel maggio 2015 un cambiamento epocale per il Paese asiatico. L’organismo, che costituisce il principale istituto di pianificazione economica, ha fatto sapere che a partire dal 1 giugno i prezzi della maggior parte dei farmaci saranno liberalizzati. «La riforma necessiterà un contributo determinante da parte del mercato al fine di contribuire all’allocazione migliore delle risorse», ha spiegato un comunicato ufficiale delle autorità cinesi.
Fino ad oggi – ricorda il quotidiano economico francese Les Echos – era un sistema estremamente complesso a disciplinare i medicinali, e soprattutto la loro divisione in categorie. La maggior parte di essi, quelli venduti a fronte di una prescrizione medica, erano sottoposti ad un prezzo imposto. Mentre le amministrazioni locali avevano facoltà di calmierare anche i costi di quelli basati su molecole considerate in «vendita libera». Per gli ospedali, inoltre, vigeva un sistema basato su gare d’appalto per ciascun nosocomio: un metodo criticato fortemente dagli industriali, secondo i quali la guerra dei prezzi che ne derivava ha portato spesso all’utilizzo di molecole meno innovative (e meno care), costringendo i pazienti «a curarsi come si faceva 10 o 20 anni fa».
Ma anche la popolazione è da tempo particolarmente negativa sul sistema: i cittadini cinesi sostengono che i costi a loro carico sono troppo elevati. Un’inchiesta recente di China Business News ha dimostrato che, effettivamente, i prezzi di vendita dei farmaci sono mediamente 7-8 volte superiori rispetto a quelli di produzione. Non a caso, negli anni passati si sono moltiplicati i tentativi del governo di Pechino di produrre un calo della spesa a carico della popolazione.
Secondo un’altra analisi di un quotidiano locale, tuttavia, la crescita del “conto” sanitario per i pazienti è stata causata non tanto dal sistema in sé, quanto dalle sue derive illegali. Il regime di prezzi imposti e la possibilità di «negoziare» con gli ospedali avrebbe infatti diffuso metodi di corruzione e tangenti che si sarebbero nel tempo ampliati a dismisura. Proprio per questo i primi a non digerire la riforma sarebbero proprio i professionisti del sistema sanitario cinese che, spesso malpagati, finora hanno ottenuto grazie agli “accordi sottobanco” una fonte sicura di guadagno.

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