«È un fatto positivo che il ministero del Lavoro e il ministero dell’Economia e delle Finanze abbiano approvato la modifica dello Statuto dell’Enpaf che permette il versamento di una quota ridotta di un terzo o del 50% ai farmacisti che percepiscono il trattamento pensionistico ma continuano a esercitare la professione non essendo iscritti a un altro ente previdenziale». Sono queste le parole di Maurizio Pace, segretario della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) e delegato federale in seno al consiglio di amministrazione dell’Enpaf, all’indomani della notizia dell’approvazione, da parte del ministero del Lavoro e del ministero dell’Economia e delle Finanze, del regolamento che consentirà ai farmacisti di versare un importo ridotto alla cassa previdenziale. «Si tratta di una misura – spiega Pace -, deliberata dal Consiglio nazionale dell’Enpaf sul finire dell’anno scorso, che risponde alle necessità di una parte rilevante della professione: non solo i titolari, ma anche i collaboratori di impresa familiare e chi opera come lavoratore autonomo, per i quali la contribuzione in misura intera risultava spesso particolarmente onerosa. Situazioni di difficoltà sulle quali ora si interviene efficacemente».

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Dello stesso avviso è Luigi d’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Fofi, il quale sottolinea che «la modifica statutaria stabilita dal Consiglio nazionale dell’Enpaf risponde a elementari principi di buon senso e di rispetto verso una estesa platea di farmacisti italiani che oggi, dopo il provvidenziale e atteso disco verde dei ministeri competenti, potranno godere di un giusto beneficio economico. Si tratta di un ulteriore passo in avanti verso l’ammodernamento del quadro normativo di riferimento della previdenza che va proseguito con collegialità e buon senso». Anche Andrea Mandelli, presidente della Fofi, commenta l’approvazione del nuovo regolamento: «È dunque un passo importante, previsto dall’articolo 18 della Legge 111/2011 che va nella direzione, da sempre sostenuta dalla Fofi, di fare quanto possibile per adattare a una situazione economica radicalmente mutata anche gli istituti previdenziali della nostra professione». «È giusto – conclude Mandelli -, visto l’equilibrio economico dell’Enpaf, sfruttare tutte le opzioni possibili per rispondere alle mutate necessità degli iscritti, come è stato fatto in questa occasione».

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