esercizio abusivoIl pubblico ministero Sandra Rossi ha chiesto ai giudici di condannare ad un mese di reclusione una farmacista che esercita in un villaggio della provincia di Belluno, rea a suo modo di vedere di aver fatto lavorare dietro al banco il marito, non autorizzato a farlo. Secondo quanto riportato dall’edizione locale del Gazzettino di Venezia, «i fatti risalgono al 22 marzo 2013, quando ai due professionisti venne contestato il reato di esercizio abusivo della professione sanitaria in concorso».
In particolare, la farmacista fu accusata «di non aver osservato quanto previsto dalla normativa: avrebbe dovuto verificare e accertare tutto quello che accadeva nel suo negozio». Al marito, che non era farmacista, fu invece imputato «di aver distribuito un farmaco a un cliente, non avendone titolo». Il giornale ha anche ricostruito nel dettaglio la vicenda: «Erano le 8.30 di mattina: il negozio apriva alle 8.45. Il marito avrebbe fatto entrare un cliente e gli avrebbe consegnato una scatola di pillole per la pressione. Da quanto si è appreso era la seconda scatola che era dovuta al cliente, visto che il giorno in cui era stato servito dalla farmacista era disponibile una sola confezione. Lui però aveva la ricetta per due confezioni e quindi gli sarebbe stato detto di ripassare per la seconda scatola». Proprio quel giorno, però, fu effettuato un controllo «e la farmacista e il marito finirono nei guai. La procura ha chiesto la condanna ritenendo provate le accuse. La difesa ha fornito la sua ricostruzione dei fatti, che non evidenzierebbe alcun comportamento errato da parte della professionista e del marito». La sentenza è prevista per oggi, 21 giugno 2018.

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