Negli ultimi anni, la crescente domanda di assistenza sanitaria a livello globale, dovuta principalmente all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche non trasmissibili, ha acceso i riflettori sull’improtanza di gestire le patologie minori nell’ambito delle cure primarie. In tale contesto, i farmacisti possono svolgere un ruolo essenziale nella prevenzione e nella gestione di tali disturbi. A fare il punto è il documento “Pharmacist-led common ailments schemes”dell’International pharmaceutical federation.

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Farmacisti come primo punto di contatto per i pazienti

Con l’accesso limitato ai medici di base, i pazienti fanno sempre più affidamento sull’accessibilità e sulla competenza dei farmacisti di comunità come primo punto di contatto per l’assistenza sanitaria. In risposta a tale esigenza, paesi come il Regno Unito e il Canada hanno avviato già nei primi anni duemila degli schemi di gestione delle patologie minori (Common ailment schemes, Cas) guidati dai farmacisti, ottenendo vantaggi clinici ed economici, oltre alla maggiore comodità e accessibilità alle cure, alleggerendo il carico di lavoro dei medici di base.

La diversità degli schemi Cas nel mondo

La Federazione internazionale farmaceutica (Fip), nel suo report, ha reso disponibile un quadro del ruolo dei farmacisti nei Cas, raccogliendo le best practices e promuovendo l’assistenza ai pazienti a livello internazionale. Il report, basato su dati provenienti da 24 paesi, ha evidenziato la diversa copertura delle condizioni ammissibili: dalle patologie minori ad alcuni trattamenti specialistici come la contraccezione ormonale d’emergenza e gli antivirali per il Covid-19. Tra le aree cliniche coperte dai Cas nei vari paesi, sono menzionate le malattie infettive, disturbi gastrointestinali, condizioni respiratorie, dermatologiche, dolore e infiammazione. Come emerso dal report della Fip, esiste una notevole variabilità negli standard professionali, nei quadri legislativi e nei meccanismi di remunerazione.

I benefici e le difficoltà operative

Numerosi sono stati i benefici clinici ed economici dimostrati. Nel documento della Fip si è fatto cenno al miglioramento della qualità di vita dei pazienti, alla riduzione del carico di lavoro dei medici di base e la convenienza dell’accesso alle cure. Nonostante ciò, come emerso nel report, persistono alcune difficoltà operative come la mancanza di accesso alle informazioni mediche dei pazienti, i vincoli di tempo a disposizione per i farmacisti, la mancanza di relazioni collaborative con i medici, la scarsa consapevolezza del pubblico, la burocrazia e una remunerazione inadeguata. Dunque, alla luce di quanto evidenziato, per l’implementazione ottimale dei Cas è necessaria una strategia che coinvolga la costruzione della fiducia del pubblico, l’impegno delle parti interessate e un solido quadro di valutazione basato sulle evidenze.

Collaborazione interprofessionale tra farmacisti e stakeholder

Fondamentale è anche la promozione di una collaborazione tra i farmacisti e gli altri membri del team di assistenza sanitaria primaria. Le organizzazioni professionali dei farmacisti sono incoraggiate a considerare un approccio multidisciplinare incentrato sulle esigenze di salute dei cittadini per lo sviluppo di una proposta di Cas, coinvolgendo fin dalle prime fasi i vari stakeholder, dal governo ai gruppi di consumatori. L’implementazione degli schemi di presa in carico delle patologie minori gestite dai farmacisti può ottimizzare il ruolo dei professionisti, portando a un miglioramento dell’assistenza ai pazienti e dell’erogazione complessiva dell’assistenza sanitaria. Infine, secondo la Fip, dimostrare i benefici clinici ed economici è essenziale per sostenere l’attuazione dei Cas e promuovere pratiche migliori con le varie parti interessate. Al contrario, il sottoutilizzo delle competenze e delle conoscenze dei farmacisti potrebbe portare a un utilizzo non ottimale dei budget della sanità pubblica e dei risultati per i pazienti. Si rimanda al report integrale nella sezione “Documenti allegati”.

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