
L’amministratore delegato italiano spiega infatti che la riforma arrivata con la legge sulla Concorrenza, che ha aperto la proprietà delle farmacie alle società di capitale, «è buona». Aggiungendo però che «è la burocrazia che complica». L’idea è perciò di fare «dei test per capire se potremo investire in Italia con grossi numeri, con Boots, la nostra controllata britannica. Il beneficio di avere una catena esiste se essa ha 1.000, 2.000 farmacie, non se ne ha 50. Sembra che molti ora (cooperative, piccoli gruppi) si mettano a comprare farmacie, ma non tutti potrebbero avere successo. Meglio aspettare che il mercato si assesti». Walgreens Boots Alliance, in altre parole, o entrerà in modo massiccio nel sistema farmaceutico italiano oppure attenderà: una cifra compresa tra mille e duemila farmacie significa infatti coprire all’incirca il 5-10 per cento del totale degli esercizi attivi nel Paese.
Pessina è poi tornato sulle strategie di Amazon, spiegando che essa «potrebbe essere interessata a entrare nella sanità, ma non entrerà mai nella farmacia. È un settore troppo complesso è regolato. Bezos (numero uno del colosso del marketplace, ndr) è un genio della tecnologia, ma non capisce di logistica. La sua logica è di entrare nelle case, nelle famiglie, per potergli portare tutto. Ma non funzionerà perché le persone vogliono il contatto umano».
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