La questione dei 300 medicinali che “scompaiono” ogni anno dalle farmacie italiane a causa del parallel trade (esportazione parallela) fa discutere il mondo della politica. Dopo l’inchiesta del quotidiano La Repubblica – riportata da FarmaciaVirtuale.it – il deputato e responsabile delle politiche sanitarie del Partito Democratico, Federico Gelli, ha spiegato di voler chiedere al ministro della Salute Beatrice Lorenzin di «fare chiarezza» sulla questione. Per questo, verrà presentata un’interrogazione alla Camera.
Secondo il parlamentare, come riportato da alcuni organi di stampa, «i farmaci risulterebbero introvabili non a causa di problemi di produzione ma a causa della cosiddetta esportazione parallela. Un fenomeno pericoloso che spingerebbe alcuni distributori italiani a spostare i farmaci dove vengono pagati di più». Ad esempio in economie ricche come quella della Germania, «ottenendo un guadagno del 20-30%, ma rendendoli così indisponibili nelle farmacia di alcune regioni» in altri Stati europei.
Gelli ricorda in proposito che «la salute è un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini. Non è possibile pensare che chi si rivolge ad una farmacia in una città per avere dei farmaci necessari per abbassare la pressione o il colesterolo, per curare infezioni o per contrastare il dolore, non possa fruire di quelle medicine a differenza di chi invece vive in un’altra città». «Il ministero deve intervenire – conclude l’esponente del PD – per porre rimedio ad una situazione che ha dell’incredibile, anche in considerazione della evidente speculazione che si gioca ai danni dei cittadini».
Secondo quanto riportato da La Repubblica, tuttavia, il problema non è sconosciuto al ministero della Salute, che avrebbe anche avviato delle verifiche. La questione investe però regole europee che tutelano il libero mercato: l’acquisto e la rivendita a prezzi maggiorati, ha sottolineato il quotidiano, sarebbe infatti una pratica del tutto «legale», benché «pericolosa per i sistemi sanitari».
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