«L’approdo in Italia, proprio in questi giorni, di una grande catena estera di parafarmacie, oltre a confutare l’annosa tesi, sostenuta da Federfarma, secondo cui le parafarmacie sono un’anomalia tutta italiana, pone diverse sfide alla categoria. Queste catene, (tanto di farmacie, come di parafarmacie) spesso, nascono con strutture enormi e agiscono con politiche commerciali molto aggressive. L’unico modo per contrastarle è la valorizzazione della professione del farmacista». È quanto mette in luce Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane. Il dirigente evidenzia in proposito che «valorizzare il ruolo professionale, cosa che in questi anni purtroppo Fofi e Federfarma sembrano essersi dimenticati di fare, concentrati in tutte le loro dichiarazioni e provvedimenti a difendere le “sacre mura della farmacia”».

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Proprio con specifico riferimento ai dirigenti di categoria, Gullotta sottolinea che «il presidente di Federfarma parla sempre di farmacie – “il lavoro svolto dalle Farmacie durante il covid…” – e così la dialettica degli ultimi anni di Federfarma e di Fofi verte sempre, o prevalentemente, sulle mura e mai sui professionisti che vi lavorano. Sarà pure una strategia per sminuire i farmacisti delle parafarmacie, ma così si fa solo danno a tutta la categoria».

Gullotta spiega in proposito che «non sono le mura che, durante questa emergenza covid, con spirito di sacrificio hanno tenuto aperto, affrontando paure e situazioni difficili. Non sono state le mura ad essere un punto di riferimento e un supporto importante per i clienti/pazienti spaventati».

Dunque, l’appello del dirigente: «lo ribadiremo fino alla noia: va valorizzato il farmacista, va valorizzato il professionista che, in parafarmacia e farmacia, durante questi mesi ha lavorato con professionalità e dedizione. I vertici di Federfarma e Fofi, di fronte all’ingresso del capitale nelle farmacie e all’arrivo dei grandi gruppi, dimostrano cecità e scarsa lungimiranza, proprio perché le mura possono essere acquistate da qualsiasi imprenditore, ma la professionalità non può essere acquistata».

«Federfarma e Fofi – spiega Gullotta -, invece di difendere le mura, continuando senza alcun criterio ad alimentare una sterile contrapposizione “farmacia vs para”farmacia, dovrebbero lavorare per dare maggiori competenze, valore, e risalto ai professionisti che vi lavorano. Dal canto mio – conclude Gullotta -, con tutta la categoria, continuerò a ribadire la necessità di riforma del sistema di accesso alla professione; continuerò a sostenere, con forza, che va valorizzato il farmacista in quanto professionista, ovunque lavori».

Non si fa attendere la risposta di Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi). In una nota affidata all’house organ, Mandelli giudica «irricevibile l’accusa della Fnpi che la Federazione non abbia tutelato e valorizzato la professionalità dei farmacisti, tutti, indipendentemente da dove prestano la loro opera. Ben prima che si parlasse di esercizi di vicinato, di catene e di e-commerce farmaceutico, abbiamo presentato e sostenuto un modello di evoluzione del nostro ruolo basato sulle conoscenze, le competenze e anche le capacità relazionali del professionista».

Mandelli aggiunge in merito che «chiunque legga, anche frettolosamente, quanto abbiamo dichiarato nel corso dell’emergenza Covid-19 non può che constatare come sempre sia stato sottolineato il ruolo dei farmacisti che hanno operato sul territorio, senza distinzioni di sorta, nell’ospedale e nei servizi territoriali, e per tutti i colleghi abbiamo chiesto protezione, tutele e riconoscimento del loro impegno». Per questo motivo, conclude Mandelli, «le dichiarazioni rese dal presidente della Fnpi, nella migliore delle ipotesi, appaiono più che altro l’abituale tentativo di costruire una polemica sterile, oltretutto in un momento la cui gravità dovrebbe indurre ben altre riflessioni».

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