parafarmacie

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È la prima di Torino, molto probabilmente d’Italia. È la parafarmacia discount dove i prodotti sono offerti con sconti pesanti. Dove la sacralità della farmacia classica e della parafarmacia «normale» che la copia è frantumata da cartelli che propongono a prezzi stracciati il lassativo Giuliani (1 euro) piuttosto che l’Amuchina gel a 0,90 anziché 2,90 euro; dove il termometro costa 5,90 euro invece che 13,90 così come l’apparecchio per misurare la pressione te lo tirano dietro a 39 euro, poco più della metà del prezzo pieno. Il 35° negozio Siamo in via Ivrea 49, località Pietra Alta, periferia profonda dove questo genere di negozi fatica a fare business. Invece no, in via Ivrea «l’incasso medio è di mille euro al giorno» sfugge agli amministratori della società che, ieri mattina, sono andati a rendere conto del loro lavoro in Comune, davanti alle Commissioni Sanità, presieduta da Lucia Centillo, e quella Controllo di gestione del leghista Carbonero. In Comune? Certo, perché stiamo parlando di un’azienda metà pubblica e metà privata. La parafarmacia è infatti il 35° negozio della «Farmacie comunali Torino Spa», società nata nel 2008 e della quale Palazzo Civico controlla il 51 per cento delle azioni esprimendo il presidente, cioè Susanna Fucini, mentre il privato, Farmagestioni che raccoglie 212 farmacisti, nomina l’amministratore delegato, vale a dire Gabriele Cavigioli, che non è un farmacista e se ne vanta. Nel senso che il suo mantra è: «Non gestisco una farmacia, ma un’azienda». E anche bene visto che, nonostante la crisi e nonostante i legittimi e continui interventi del legislatore per ridurre il costo della spesa farmaceutica, la società è riuscita, anche quest’anno, a distribuire utili agli azionisti per mezzo milione di euro. Dipendenti cresciuti Un risultato non scontato per i motivi già accennati e soprattutto perché quando, nel 2008, il privato entrò nella società acquistando di fatto metà delle 34 farmacie comunali, i conti dell’azienda erano in rosso. Non tanto per incapacità dei farmacisti comunali, ma perché la gestione del prezioso patrimonio lasciava un po’ a desiderare. Cavigioli, supportato dalla Fucini, da buon manager ha rivoltato l’azienda come un calzino e in pochi anni il fatturato che prima si basava, di fatto, quasi solo sulla vendita dei farmaci, è quasi raddoppiato passando da 37 a 57 milioni di euro. Anche i dipendenti sono cresciuti da 173 a 206 unità. In Consiglio comunale Proprio i dipendenti, e il fatto che da tre anni subiscano le incertezze legate alla disdetta del contratto nazionale da parte di Assofarm, sono stati il motivo principale della convocazione di Fucini e Cavigioli in Comune su sollecitazione di Guido Curto. Il capogruppo di Sel ha fatto proprio il lamento dei dipendenti che da alcuni mesi ricevono uno stipendio 100- 150 euro. Questioni sindacali a parte, la mossa vincente di Cavigioli e Fucini è stata quella di allargare il business delle farmacie comunali sfruttando la massa critica rappresentata dalle migliaia di clienti delle 34 strutture sparse per la città. Ad esempio ideando e facendo realizzare prodotti farmaceutici come la «Basic cream emolliente» destinato agli sporiasici e parafarmaceutici utili, per dire, alla pulizia (shampoo, balsami, profumi e così via) e venduti a prezzi da grande distribuzione. «Della crema per psoriasici – sorride Cavigioli – ne abbiamo fatta produrre 10 tonnellate…». Le grandi economie di scala sono la spiegazione dei forti sconti della parafarmacia di via Ivrea gestita da Giorgia Trimboli, 37 anni, farmacista da un decennio e entusiasta del suo lavoro: «Più interessante di quello di una farmacia classica: non ci sono ricette mediche, ci siamo solo io e i miei colleghi a consigliare chiunque entri». Quando il privato rilevò il 49% della società, le farmacie erano in rosso 57 milioni Il fatturato delle 34 farmacie comunali: era di 37 milioni quando nella società entrarono i privati 206 dipendenti La gestione pubblicoprivato ha portato anche un aumento del personale da 173 a 206 persone.

La Stampa – Torino

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