
«Quest’episodio – osserva – ha rafforzato la mia convinzione che la nostra professione non ha un futuro se non rimettiamo al centro la nostra professionalità e la deontologia, smettendola di assecondare qualsiasi richiesta verbale del cliente, senza neanche porgli qualche domanda». Quanto ai due farmaci in questione, Palagiano sottolinea che «il primo è un farmaco di classe C, per cui ha una marginalità netta del 33% circa. A fronte di un costo per il cliente di 10,90 €, lo acquistiamo a 6,60 € circa: a noi rimangono netti circa 3,10 €. Il secondo è un OTC, per cui comprandolo direttamente si può spuntare un buon prezzo d’acquisto. A fronte di un costo consigliato al pubblico di 9,10 €, l’ultima volta l’ho acquistato a 4,38 €, per un guadagno netto di 3,90 €. Quindi i conti ci dicono che dispensando quest’ultimo, noi guadagniamo di più e il cliente spende di meno». «Perché allora – si chiede infine Palagiano – tanti, troppi colleghi continuano a comportarsi da “distributori automatici umani” di farmaci? Se continuiamo così, il mondo farà presto a meno di noi farmacisti di territorio».
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