nuovi antibioticiLe industrie farmaceutiche dovrebbero creare un fondo da non meno di 2 miliardi di dollari, a livello globale, con l’obiettivo di incentivare la ricerca in nuovi antibiotici. Ciò perché «non un solo nuovo farmaco è stato lanciato negli ultimi 30 anni». L’appello è contenuto – riferisce la stampa internazionale – in una ricerca finanziata dal governo inglese – coordinata da Jim O’Neil, economista ed ex dirigente dell’istituto finanziario Goldman Sachs Asset Management – secondo la quale le morti legate ad infezioni resistenti ai medicinali potrebbero arrivare a costare la vita a 10 milioni di persone, ogni anno, entro il 2050. In termini economici, i costi legati a tale dinamica potrebbero risultare inoltre stratosferici.
Secondo O’Neil, assieme al fondo per la ricerca occorrerebbe consacrare almeno 37 miliardi di dollari, in dieci anni, per premiare le compagnie farmaceutiche che riusciranno a scoprire nuovi antibiotici. Basti pensare che proprio il Regno Unito ha classificato le infezioni resistenti ai farmaci come una delle principali minacce per il Paese, seconda solo al terrorismo. Qualora si registrasse una grave epidemia, infatti, secondo le stime governative potrebbero perdere la vita 200 mila persone in Gran Bretagna. «Per questo occorre rendere la ricerca e lo sviluppo di antibiotici commercialmente sostenibile – ha spiegato l’economista – al fine di attrarre i cervelli migliori. Un fondo globale potrebbe aiutare in questo senso. E le grandi industrie dovrebbero finanziarlo, superando le logiche di breve periodo su profitti e perdite».
L’analisi ha dimostrato infatti che alcune malattie sempre più resistenti agli antibiotici – come E-coli, malaria e tubercolosi – potrebbero provocare un enorme impatto a livello globale. Non a caso, anche l’Organizzazione mondiale per la Sanità ha recentemente lanciato un allarme in questo senso: il direttore generale Margaret Chan ha spiegato che «il mondo sta per perdere queste cure fondamentali». Mentre Dame Sally Davies, responsabile sanitario del Regno Unito, ha parlato di «bomba ad orologeria» che potrebbe generare «uno scenario apocalittico».

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