«Quale sarebbe l’impatto per l’occupazione del farmacista italiano se la legislazione relativa alla dispensazione dei farmaci fosse riformata e consentito al farmacista che lavora negli esercizi di vicinato (parafarmacie) di fare il lavoro per cui è stato laureato ed abilitato al 100% e non al 10 come oggi avviene?», «quanti occupati avremmo se nei luoghi privati di degenza e cura dove sono utilizzati i farmaci fosse resa obbligatoria la presenza della figura professionale del farmacista?». Sono queste le domande del Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf) all’indirizzo della Federazione nazionale giovani farmacisti (Fenagifar). Quest’ultima, secondo quanto riportato dall’house organ della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, ha partecipato ad un incontro con Marialucia Lorefice, presidente della XII Commissione Affari Sociali della Camera, con la presenza di Giuseppe Chiazzese, farmacista e parlamentare.

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Sulla base di quanto emerso durante la conversazione, la Fenagifar avrebbe proposto la revisione delle modalità di accesso al corso di laurea in farmacia, al fine di contenere il numero di farmacisti laureati che il settore non sarebbe stato in grado di assorbire. Aggravando quindi il fenomeno della disoccupazione ed il relativo aumento di precariato, a fronte di un effettivo fabbisogno di gran lunga inferiore al numero attuale di laureati che ogni anno fuoriescono dalle facoltà di farmacia italiane, spesso tra loro in concorrenza.

Da qui, l’intervento del Movimento nazionale liberi farmacisti, il quale in un ha spiegato in comunicato che «non sorprende che un’associazione come la Fenagifar che nel suo consiglio direttivo ha su 11 componenti almeno 9 tra figli di farmacisti titolari di farmacia e titolari veri e propri, si dichiari contro qualsiasi riforma del settore della farmacia. Quello che sorprende è che dei giovani o presunti tali siano anche a favore di un sostanziale numero chiuso alla facoltà di farmacia». «Tuttavia – spiega  il Mnlf -, il punto che lega i dati sulla disoccupazione, frutto anche dell’abusivismo professionale, e il tema delle riforme del settore, non ha la sua soluzione nell’impedire che gli studenti s’iscrivano al corso di laurea in farmacia». Per questo motivo, evidenzia, «ci piacerebbe sapere su questo tema cosa ne pensano le organizzazioni studentesche, visto e considerato che si sta parlando del loro futuro».

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