Lo scorso ottobre l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha istituito la Nota 96, relativa ai medicinali indicati per la prevenzione ed il trattamento della carenza di vitamina D nell’adulto con età maggiore di 18 anni. Nel dettaglio, i farmaci di Classe A a base dei principi attivi colecalciferolo, colecalciferolo/sali di calcio e calcifediolo nella formulazione in capsule, sono prescrivibili a carico del Servizio sanitario nazionale secondo le limitazioni previste dalla nota. Dopo alcuni giorni, la stessa Aifa ha diramato il documento «Scheda Vitamina D – Cittadino», contenente la risposta ad undici domande più frequenti. Tra queste, «cosa è la vitamina D», «che ruolo svolge nel corpo umano», «cosa comporta una carenza di vitamina D», «quali sono le fonti naturali di vitamina D». Su quest’ultima domanda l’Aifa precisa quali siano le fonti di acquisizione di vitamina D tali da garantire un corretto apporto, evidenziando l’esposizione solare e l’apporto dietetico. In merito alle fonti di vitamina D, viene evidenziata una tabella contenente alimenti di origine animale e il relativo contenuto medio di vitamina per un dato quantitativo.

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È utile ricordare che i medicinali in oggetto potranno essere prescritti indipendentemente dalla determinazione dei valori di vitamina D nel sangue nei casi di «persone istituzionalizzate, donne in gravidanza o in allattamento, persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie accertate non candidate a terapia remineralizzante». Invece, previa determinazione della 25(OH) D, i farmaci potranno essere prescritti a «persone con livelli sierici di 25OHD < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate), persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D, persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia», ed infine nei casi di «terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D» e «malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto».

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