“La cannabis FM-2 prodotta dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è una risorsa terapeutica importante e preziosa: averla messa a disposizione dei pazienti che ne hanno bisogno anche attraverso le farmacie aperte al pubblico, recependo le reiterate richieste e indicazioni che avanzavano da anni i medici algologi e molte associazioni di malati, rappresenta una conquista che non può essere pregiudicata dai comportamenti sconsiderati di qualche operatore per il quale il lucro viene prima dell’etica professionale e delle ragioni della salute”.
Così Franco Gariboldi Muschietti, presidente di FarmacieUnite, commenta la nota con la quale il ministero della Salute ha ritenuto di segnalare alcune situazioni anomale seguite al recente avvio della commercializzazione della cannabis di produzione nazionale. In particolare, la segnalazione del dicastero si riferisce alla diffusione su Internet di materiale di propaganda pubblicitaria relativo a preparazioni a base di cannabis a uso medico, disponibile anche sui siti di alcune farmacie sulle quali lo stesso Stabilimento chimico farmaceutico militare ha ritenuto di dover accendere un riflettore per le richieste di acquisto di ingenti quantitativi di cannabis FM-2.
Nella sua nota – spiega il comunicato firmato Farmacieunite – il ministero rileva inoltre che dalla libera consultazione di tali siti sembrerebbe possibile in alcuni casi anche l’acquisto on line di prodotti disponibili, non preparati per singolo paziente su prescrizione magistrale, e il loro invio per posta. Si tratta di fattispecie precluse dal Testo unico sugli stupefacenti, il Dpr 309/90, che disciplina la materia” spiega Muschietti. “Il provvedimento fa infatti espresso divieto di propaganda pubblicitaria di sostanze che, come la cannabis, sono comprese nelle tabelle del 309/90, anche se effettuata in modo indiretto. E va da sé che è parimenti vietata la vendita on line e il successivo invio di prodotti a base di cannabis. Bene ha fatto dunque il ministero a ribadirlo, e bene ha fatto a segnalare le ragioni sociali delle quattro farmacie che si sono, diciamo così, distinte per i loro ingenti acquisti di cannabis e per la loro attività “.
“Lontanissima l’idea di processare le intenzioni dei titolari di questi esercizi che, mi auguro, saranno in grado di spiegare la piena fondatezza e liceità delle loro richieste di acquisto in quantità che lo stesso Scfm ha evidentemente ritenuto fuori norma” continua il presidente di Farmacieunite. “Per quel che riguarda il sindacato che presiedo, però, nell’interesse di tutta la professione ritengo doveroso che gli ordini professionali competenti per territorio – si tratta di quelli di Ferrara, Chieti, Grosseto e Reggio Emilia -, dispongano le opportune, immediate verifiche del caso sulle quattro farmacie segnalate dal ministero”.
“Non si può davvero permettere che l’eventuale comportamento scorretto di pochissimi colleghi getti discredito sulla stragrande maggioranza dei farmacisti che si comportano nel pieno rispetto di tutte le regole e, prima ancora, guardando alla tutela della salute dei pazienti” continua Muschietti. “Per usare uno dei principi fondamentali delle arti sanitarie, meglio prevenire che curare, facendo capire fin da subito, con l’intervento diretto e fattivo degli stessi organismi professionali, che nella professione farmaceutica non c’è alcuno spazio per eventuali “furbetti del quartierino. Farmacia, come sanno bene i milioni di pazienti varcano la soglia di questi esercizi diffusi capillarmente nel vivo del territorio, fa rima con garanzia” conclude il presidente di Farmacieunite. “E questa garanzia, che è poi il fondamento della fiducia che gli italiani ripongono nella nostra professione e nel nostro servizio, non può essere messa a rischio da nessuno, men che meno da colleghi che si dovessero rivelare indegni di indossare il camice e il caduceo”.
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La vicenda tuttavia non sembrerebbe trovare i riscontri pratici. FarmaciaVirtuale.it – sebbene non sia entrata in possesso della citata circolare ministeriale – ha avuto modo di approfondire la questione fruendo di banche dati “open” e non risulterebbe, nelle provincie indicate, alcuna farmacia autorizzata alla commercializzazione di farmaci Sop e Otc e quindi, più in generale, di farmaci e parafarmaci online. Inoltre, da una prima analisi dei principali motori di ricerca, con alcune parole chiave, non vi sarebbe la possibilità, da parte di un utente, di poter acquistare preparati a base di cannabis esclusivamente mediante procedure online automatizzate.
Questione che lascia spazio a possibili scenari e che potrebbe essere stata fraintesa con la semplice volontà di pubblicizzare – da parte delle farmacie autorizzate a preparare Cannabis nei laboratori – il servizio di preparazione galenica, e predisporre strumenti online per facilitare lo scambio di informazioni tra paziente e farmacia. Sarebbe infatti paradossale che le suddette farmacie, pur conoscendo la stringente norma che regolamenta le sostanze stupefacenti, abbiano intentato o favorito una pericolosa attività di “vendita online” di cannabis terapeutica.
Sono numerose le associazioni di pazienti, i siti Internet e le app di privati, con lo scopo di “indicizzare”, ovvero elencare, le farmacie che allestiscono preparati a base di cannabis terapeutica. Tale sovraffollamento potrebbe aver creato allarmismi e confusione tra gli addetti ai lavori. Non si tratterebbe quindi di “furbetti del quartierino” ma probabilmente di colleghi “digitalmente avanzati” che avrebbero sfruttato le potenzialità del Web per poter essere primi sui motori di ricerca e, grazie alla maggiore visibilità, massimizzato l’attività di allestimento della cannabis terapeutica al punto da far “insospettire” i dirigenti dell’Istituto farmaceutico militare che a loro potrebbero aver segnalato agli organi competenti i flussi anomali provenienti da un numero eccessivo di richieste da poche determinate farmacie.
Caso diverso è quello invece della “vendita per corrispondenza”, al di là del commercio on-line, ovvero quello di far recapitare alla farmacia i formalismi per posta tradizionale e di inoltrare a casa del paziente la preparazione galenica pronta. Pratica che potrebbe interessare tutte le preparazioni galeniche e che andrebbe confermato con le dovute indagini da parte delle autorità competenti.
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