medicinali contraffattiEradicare la domanda di farmaci illegali è l’unico modo per eliminare i siti internet che commerciano medicinali contraffatti. Ne è convinto Domenico Di Giorgio, direttore dell’ufficio Qualità dei prodotti e contraffazione dell’Agenzia italiana del farmaco. E lo stesso Di Giorgio, che abbiamo intervistato alla vigilia del lancio della nuova campagna di sensibilizzazione Fakeshare, sottolinea l’importanza del ruolo dei farmacisti, vere sentinelle della legalità sul territorio nella lotta alla contraffazione dei farmaci e primi educatori dei pazienti.

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Come opera l’Aifa nella lotta alla contraffazione e qual è il ruolo delle farmacie?

«Svolgiamo un lavoro dal respiro molto ampio. L’Italia è stato uno dei primi paesi a dotarsi di un ufficio preposto, in parallelo alla creazione di una task force della quale fanno parte le principali istituzioni interessate al fenomeno della contraffazione ovvero AIFA, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Comando Carabinieri per la Tutela della Salute-NAS, Ministero dello Sviluppo Economico ed Agenzia delle Dogane. Oggi il nostro ufficio si occupa del contrasto al fenomeno attraverso diverse linee di attività, mirate a sviluppare normativa, indagini, informazione degli addetti ai lavori e del pubblico. Il ruolo dei farmacisti in questa filiera è fondamentale: rappresentano il primo presidio sul territorio e fanno da scudo alle infiltrazioni perché hanno una forte sensibilità rispetto al problema del commercio illegale dei farmaci. Un farmacista può dare supporto a un cliente anche rispetto a prodotti acquistati illegalmente su Internet, inviando anche segnalazioni ad AIFA, e può consigliarlo rispetto ai rischi che si corrono utilizzando questi canali. Devo dire che finora la collaborazione con i farmacisti, nel contrasto al commercio illegale di medicinali, è stata molto proficua. Inoltre collaboriamo attivamente con le associazioni di categoria, che partecipano agli incontri e supportano il nostro lavoro».
Servono regole più stringenti oppure è sufficiente applicare quelle esistenti?
«Avremmo bisogno di sanzioni più significative, piuttosto che di altre regole. Il vero problema è che a fronte di violazioni anche molto gravi, le sanzioni applicabili non sono abbastanza severe da rappresentare un fattore deterrente. Nell’ultima grande operazione condotta insieme ai NAS, al Ministero della Salute e alle associazioni privati, operatori che acquistavano farmaci illegali e li rivendevano, causando un enorme rischio alla salute, hanno subito per lo più soltanto sanzioni amministrative. Questo perché l’apparato sanzionatorio attuale non considera come comportamento specificamente criminale la falsificazione di farmaci, e quindi le sanzioni non tengono conto dei rischi che questa attività causa alla salute pubblica. La ratifica della convenzione MediCrime, firmata dall’Italia già nel 2011, permetterebbe finalmente di incriminare per esempio anche i cyberpusher che gestiscono i siti Internet sui quali vengono venduti i farmaci contraffatti, andando oltre il semplice oscuramento del sito che già riusciamo a ottenere».

Esistono sanzioni per chi acquista illegalmente un farmaco?

«Dipende dai prodotti, naturalmente quando si compra un farmaco illegale scatta il sequestro. Ma anche in questo caso le sanzioni previste sono blande. Al massimo può scattare un processo di controllo per chi acquista a più riprese, allo scopo di verificare l’esistenza di eventuali attività di rivendita illegali sul territorio, sottoposte nel caso alle sanzioni di legge».

È utile richiedere l’intervento degli Internet Service Provider per bloccare il traffico legato alla compravendita online di farmaci contraffatti?

«Già lo facciamo, questa possibilità esiste già nella normativa che applichiamo da diversi anni. Il blocco dei siti illegali passa per una conferenza dei servizi interistituzionale che AIFA convoca periodicamente coinvolgendo nelle valutazioni preliminari agli interventi le altre amministrazioni competenti (oltre a quelle menzionate, anche l’Antitrust, il Ministero dello Sviluppo Economico e il Registro IT del CNR). Inoltre, come Aifa collaboriamo già da alcuni anni con l’agenzia americana LegitScript, che va a ‘caccia’ di farmacie illegali per conto di Google. Solitamente i siti oscurati commerciano prevalentemente farmaci relativi alla sfera sessuale, al dimagrimento e steroidi, anche se ultimamente abbiamo registrato i primi casi di commercio di farmaci innovativi di difficile accesso, come quelli per l’Epatite C . L’intervento sulla sola offerta è chiaramente solo una parte del nostro intervento, e da solo sarebbe inefficace, perché i siti illegali continuano a nascere, a fronte di una domanda che arriva dai clienti. La vera sfida è eradicare questa domanda: in questo ambito la comunicazione gioca un ruolo fondamentale. Bisogna far capire ai cittadini i rischi che corrono nell’assumere farmaci acquistati illegalmente, attraverso iniziative di comunicazione e campagne informative: e anche in questo ambito il ruolo dei farmacisti, come sentinelle della legalità sul territorio, è di primaria importanza».

Come si è riusciti a debellare il fenomeno dei furti di farmaci in Italia?

«Con un grande lavoro di sistema. Le industrie del settore ci avevano chiesto un supporto per fronteggiare una casistica allarmante con numerosi furti di farmaci in ospedale. Abbiamo cercato di capire i numeri del fenomeno coinvolgendo tutti gli attori, a partire dai NAS, dalle industrie stesse e dal Ministero della Salute, che gestisce un enorme patrimonio di informazioni utilizzabili anche a fini di intelligence, grazie al sistema di tracciabilità del farmaco. Dopo aver raccolto numeri sui farmaci rubati, abbiamo creato una banca dati che ci ha permesso di analizzare il quadro e di verificare poi sul campo le diverse ipotesi investigative che avevamo sviluppato, scoprendo nel giro di poche settimane che i medicinali ospedalieri ad alto costo rubati in Italia finivano all’estero, corredati di nuova documentazione: di fatto c’era una rete di distribuzione fantasma che commissionava i furti e gestiva il commercio internazionale della refurtiva. Una volta avviato il sistema a fine 2013, già a marzo del 2014 ci è arrivata la prima segnalazione che ha innescato la fase risolutiva dell’indagine: da lì a pochi mesi la rete fantasma è stata scoperta e smantellata, grazie anche agli interventi di numerose Procure che hanno lavorato indipendentemente sui singoli casi che noi abbiamo ricollegato. Da maggio del 2014 non sono stati praticamente più registrati furti di farmaci negli ospedali in Italia, a eccezione di una piccola recrudescenza nel mese di gennaio di quest’anno, che abbiamo studiato e valutato a parte, in quanto verosimilmente legato a dinamiche diverse. Il risultato operativo è stato ottenuto grazie all’accesso diretto alle informazioni, condivise in tempo reale con industrie, operatori e forze dell’ordine. Anche in questo caso l’apporto del farmacista che opera sul territorio è rilevante, sia nella repressione di violazioni in essere che nella prevenzione di nuovi trend criminali, perché può segnalare anomalie e indirizzarci su casistiche che magari ancora non conosciamo».

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