
Secondo il sindacato al quale aderiscono oltre 18.000 medici, «la sanità è l’unico settore del pubblico impiego lasciato fuori da ogni prospettiva di ripresa, con un finanziamento avviato sul piano inclinato di un rapporto con il prodotto interno lordo del 6,3%. Come se la spesa sanitaria greca o quella portoghese potessero diventare il nostro punto di riferimento e avessimo rinunciato ad assomigliare alla Germania o alla Francia, che finanziano i loro sistemi sanitari con due punti percentuali di Pil in più all’anno». È per tali ragioni che, secondo l’Anaao Assomed, «la politica deve decidere se la salute dei cittadini è ancora un diritto costituzionale o un lusso che non possiamo permetterci». La politica, volendo, potrebbe ancora introdurre delle norme a sostegno del settore nella manovra attualmente al vaglio del parlamento: «Segnali – conclude l’associazione di categoria – che indichino la volontà di scommettere sul capitale umano del Servizio sanitario nazionale, che rappresenta un bene pubblico da valorizzare e non da liquidare in maniera strisciante». Tra le principali rivendicazioni, figurano «la creazione delle condizioni per il rinnovo del contratto fermo da 8 anni, per l’erogazione dei Lea, per il futuro del sistema formativo, stretto tra deficit di specialisti e pletora di laureati».
Nello scorso mese di novembre, in occasione di uno sciopero locale, nella provincia di Verona Federfarma aveva spiegato che sarebbe stato possibile richiedere in farmacia i medicinali non in regime di convenzione, e dunque a carico del paziente, anche senza la prescrizione medica. Ciò firmando una dichiarazione di responsabilità da parte del paziente e sulla base di una serie di regole. La stessa iniziativa sarà riproposta a livello nazionale il 12 dicembre?
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