Sabato 11 luglio 2020 FarmaciaVirtuale.it ha pubblicato l’articolo «Distribuzione per conto Campania, alcuni dettagli dell’accordo del Protocollo di intesa regionale», in cui venivano messi in evidenza alcuni punti del Protocollo di Intesa tra Regione Campania e associazioni provinciali, origine di diversi dissidi interni alla filiera. Sulla base della pubblicazione avvenuta, Maurizio Manna, nelle vesti di segretario di Federfarma Campania, ha inviato una lettera in cui oltre ad accendere i riflettori su altri punti della vicenda, annuncia le proprie dimissioni dalla carica. Si pubblica in seguito il testo integrale del documento, così come ricevuto.

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«Nell’intervenire sulla questione Hub-Dpc, recentemente all’attenzione di FarmaciaVirtuale.it, colgo l’occasione per annunciare le mie dimissioni da Segretario di Federfarma Campania.

Nel rimettere direttamente alla base della categoria il mio mandato di Segretario dell’Unione Regionale, intendo sottoporre con forza, all’attenzione e al giudizio dei titolari di farmacia campani, quanto sta accadendo ai vertici del sindacato regionale.

Sono consapevole che le dimissioni di un collega qualsiasi come me non rappresentano certo un evento per la categoria; pur tuttavia è l’occasione per condividere con la base argomenti e questioni, altrimenti destinati solo ad animare sterili (quanto “riservati”) contrasti sorti tra i vertici sindacali.

Pertanto, nel tornare a svolgere il mio quotidiano impegno professionale, voglio compiere un ultimo servizio in favore della Categoria che ho avuto l’onore di rappresentare per un triennio.

Ma veniamo ai fatti.

Federfarma Napoli ha, ultimamente, intrapreso una strategia tendente a depotenziare il sindacato regionale.

Ma c’è di più e c’è di peggio! Avendo cambiato recentemente il legale rappresentante (che, non confonda il nome, ora è soltanto Iorio e non più Di Iorio) l’associazione napoletana ha intrapreso un disegno verticistico che, se non rettificato, condurrà, inevitabilmente, ad una pericolosa frattura con gli interessi stessi della categoria che il sindacato è chiamato, viceversa, a presidiare.

Pertanto, mettendo a disposizione delle associazioni provinciali la segreteria (al fine, anche, di dare spazio ad un auspicabile accordo con Napoli, più che mai necessario per garantire la efficace attività sindacale regionale) è ai titolari di farmacia che rivolgo l’appello a mobilitarsi per riappropriarsi della propria legittima sovranità, scendendo “in piazza” per difendere i propri interessi contro scellerate manovre di palazzo.

Sia chiaro che non è in discussione una mera rivendicazione territoriale contro una certa, tradizionale, spocchia napolicentrica (anche se, in una sanità sempre più regionalizzata, rivendichiamo con orgoglio di aver ottenuto, in questi anni e attraverso la efficace cooperazione con le associazioni provinciali, importanti risultati a tutela dell’intera categoria campana).

Nessuno ha mai messo in discussione il ruolo capofila di Napoli nel rappresentare, in maniera collettiva, tutte le istanze periferiche.

Non è un caso che il presidente di Federfarma Campania è sempre stato un collega napoletano. Non hanno fatto eccezione neanche gli ultimi 2 che, nell’ordine, sono stati Michele Di Iorio e Nicola Stabile. E neanche può essere un caso che Napoli ne abbia revocato uno (Stabile, all’esito delle ultime elezioni dell’Associazione napoletana) e “punito” il secondo (Di Iorio), addirittura attraverso una congiura di palazzo.

I motivi? Al netto di rivalità personali che non ci riguardano né ci appassionano, la motivazione più ricorrente e, per certi versi, inquietante è da individuarsi nel perimetro, estraneo alla categoria, di interessi riconducibili alla distribuzione intermedia.

Lo scontro senza quartiere di Napoli contro tutti (compresi, come si è detto, i propri rappresentanti, “non allineati”, nel Direttivo regionale) si inaugura all’indomani della individuazione della Cooperativa Cef quale Hub centralizzato regionale per la ottimizzazione del ciclo di rifornimento dei medicinali da distribuire in Dpc.

Federfarma Campania, sollecitata dall’autorità regionale e previo mandato unanime delle 5 associazioni provinciali, ha stipulato (a febbraio di quest’anno) un Protocollo di Intesa con la Regione che, “mantenendo immutati i distributori individuati nei singoli contratti Dpc aziendali attualmente vigenti”, assegna a Cef la funzione di coordinare l’approvvigionamento dei medicinali destinati alla DPC e riconosce a ciascun titolare di farmacia la remunerazione extra, complessiva e lorda, di € 1,20 (€ 1,20 che va ad aggiungersi agli attuali € 6,00 / 7,50, già percepiti per la dispensazione finale).

Non sfugge che la individuazione, per così dire “in house”, di una cooperativa di farmacisti per svolgere la funzione di Hub-Dpc regionale, risponde alla duplice esigenza di evitare il costituirsi di posizioni dominanti nel sistema della distribuzione intermedia locale, garantendo, al contempo, un panorama, il più possibile pluralista, dell’offerta distributiva regionale.

Una tale prospettiva risulta, evidentemente, sgradita ai grossisti aderenti all’Adf, impegnati ad ostacolarla con ogni mezzo per ottenere l’autogestione del descritto processo di centralizzazione, attraverso la concentrazione della distribuzione intermedia in un unico soggetto che viene, tecnicamente, definito “consorzio”.

Si tratterebbe di un sistema di aggregazione che, se si scrive “consorzio”, rischia di leggersi “cartello”, tale è il rischio che una simile concentrazione della rete dei distributori operanti in regione Campania, crei una posizione dominante con il risultato di vedere compresso lo spazio di trattativa commerciale per la categoria.

Se a questo si aggiunge che, con l’avvento del sistema di capitale, molti fornitori tendono a capitalizzare il credito commerciale vantato nei confronti delle farmacie, infiltrandone la proprietà e procedendo alla loro acquisizione, si capisce la portata dei rischi che corre la categoria.

Beninteso, posizioni e attività legittime sul mercato, purché ognuno faccia il proprio mestiere : noi la politica sindacale e i distributori la loro attività commerciale.

Viceversa in Campania si è realizzato un corto circuito ed una commistione di ruoli per effetto dei quali alcuni grossisti si sono messi a fare politica sindacale e Federfarma Napoli ha intrapreso la “carriera” della distribuzione intermedia.

Un vero e proprio _vulnus_ nei fisiologici rapporti di mercato generato da un anomalo e pericoloso conflitto di interessi che ha un nome preciso: FederfarNA!Che non è solo un gioco di parole col marchio FederfarMA ma, di Federfarma, è una diramazione distributiva.

Una società di servizi controllata, appunto, da Federfarma Napoli che, nata per “servire” gli interessi dei titolari, ha dirottato dalla propria mission originaria dedicandosi a perseguire il proprio profitto di impresa nel campo della distribuzione e, a questo fine, “servendosi” delle farmacie come proprio (meglio sarebbe dire, “improprio”) target d’affari.

L’effetto negativo sul potere contrattuale dei titolari di farmacia non ha tardato a manifestarsi se è vero, come è vero, che la fornitura dei farmaci in Dpc costa, nella Provincia di Napoli, fino a 45 centesimi di Euro in più rispetto alle altre province campane:

– Napoli: € 1,65
– Avellino: € 1,40
– Benevento: € 1,30
– Caserta: € 1,20
– Salerno: € 1,20

Forse è proprio per difendere tale rendita di posizione, condivisa con un grossista privato, che FederfarNA capeggia l’operazione Consorzio – Adf, partecipando al tentativo di monopolizzare il mercato della distribuzione farmaceutica regionale!Il risultato dello “stallo” generato da Federfarma Napoli è che, l’esecuzione dell’accordo regionale, risalente al mese di febbraio di quest’anno, risulta ancora ad oggi sospeso, insieme all’erogazione della citata remunerazione extra di €1,20 ed ai 6,00 € previsti per la collegata attivazione del Fascicolo Elettronico Sanitario.

Compensi che, in attesa di “quadrare” i poliedrici interessi di Federfarma Napoli, vengono, tuttora, negati al titolari campani».

Maurizio Manna

© Riproduzione riservata

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