Lo scorso agosto si è svolto ad Amsterdam il congresso annuale dell’European society of cardiology (Esc), associazione professionale indipendente senza scopo di lucro e non governativa che lavora per promuovere la prevenzione, la diagnosi e la gestione delle malattie del cuore e dei vasi sanguigni e migliorare la comprensione scientifica del cuore e del sistema vascolare. Nell’evento sono state presentate le nuove linee guida per le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete. Nel documento vengono affrontate diverse tematiche, a partire dalla stratificazione del rischio cardiovascolare, allo screening, diagnosi e trattamento. La Società italiana di diabetologia (Sid) ha ricordato che «le linee guida valutano e riassumono le evidenze scientifiche disponibili al momento della loro stesura, con l’obiettivo di supportare gli operatori sanitari nel proporre il miglior approccio diagnostico o terapeutico». Per l’Italia hanno collaborato alla stesura del documento diversi docenti e ricercatori, tra cui Massimo Federici, Emanuele Di Angelantonio, Maddalena Lettino, Bianca Rocca, Riccardo Asteggiano, Alaide Chieffo, Carlo Patrono, Massimo Francesco Piepoli e Massimo Volpe.

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Le novità per la gestione delle malattie cardiovascolari in persone con diabete

Le nuove linee guida Esc 2023 presentano il punteggio Score2-Diabetes, un algoritmo sviluppato per stimare il rischio di malattie cardiovascolari a dieci anni nei pazienti con diabete. Lo strumento, disponibile come app, supera i limiti dei modelli precedenti e considera vari aspetti della storia del paziente, come l’età al momento della diagnosi, i sintomi, i risultati degli esami e lo stile di vita. Le linee guida enfatizzano l’importanza dello screening per il diabete nei pazienti con malattie cardiovascolari e viceversa, oltre alla valutazione del rischio renale. Raccomandano, inoltre, lo screening annuale per il danno renale nei pazienti diabetici e l’uso di terapie specifiche per ridurre i rischi. Per la prima volta, le linee guida suggeriscono uno screening specifico per la fibrillazione atriale nei pazienti diabetici. Infine, sottolineano l’importanza dei cambiamenti nello stile di vita come strumento fondamentale per la prevenzione e la gestione del diabete, raccomandando l’esercizio fisico quotidiano e una dieta mediterranea.

Anche il farmacista nei team interdisciplinari

Nel documento viene dato ampio risalto ai nuovi approcci terapeutici e alle terapie farmacologiche, oltre che all’importanza di un approccio multidisciplinare, in cui è centrale l’apporto professionale dei farmacisti che, oltre a medici, infermieri, assistenti sociali, fisioterapisti, terapisti occupazionali, dietisti, specialisti dell’attività fisica e psicologi, sono efficaci per migliorare la comunicazione. Come si legge nel lavoro pubblicato, «i modelli più efficaci di assistenza preventiva sono quelli che adottano un approccio di gestione del rischio totale, ovvero quelli che affrontano tutti i fattori di rischio che influenzano la salute cardiovascolare, utilizzando consulenza comportamentale con piani d’azione, educazione, definizione di obiettivi completi e approcci alla risoluzione dei problemi, e terapie comprovate supportate da frequenti follow-up, sia di persona che per telefono e/o interventi di salute digitale».

«Rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari»

Massimo Federici, che ha coordinato la task force insieme al professor Nikolaus Marx, ha sottolineato che «i pazienti con diabete di tipo 2 corrono un rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari (Cvd) con le sue manifestazioni di malattia coronarica (Cad), insufficienza cardiaca (Hf), fibrillazione atriale (Fa) e ictus, nonché malattie delle arterie aortiche e periferiche». Secondo Federici, «il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica (Irc) che a sua volta peggiora la funzione cardiaca. In tutti i casi poi, la prognosi è peggiore. Ad esempio, la morte per malattie Cv è del 50-90% più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca». Alla luce di quanto evidenziato, Federici ha precisato che «le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori Sglt2 e/o gli antagonisti del recettore Glp-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia Cv. Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di Sglt2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte».

Il ruolo di primo piano della Società italiana di diabetologia

Secondo Angelo Avogaro, presidente della Società italiana di diabetologia (Sid), «il coordinamento di linee guida ufficiali della Società europea di cardiologia (Esc) affidata a un esperto italiano è di grande rilevanza per vari motivi. Il primo è “ad personam”». Per Avogaro, «il professor Federici è uno dei ricercatori più brillanti nell’ambito della malattia cardiovascolare nel paziente diabetico ed è italiano». Inoltre, «il secondo motivo è che il professor Federici è soprattutto un esperto di diabetologia, una disciplina, questa, tenuta sempre più in considerazione dai cardiologi». Infine, «terzo motivo è che questa designazione conferma il ruolo di primo piano della Società italiana di diabetologia nel campo della clinica e della ricerca scientifica». Il docente ha poi enfatizzato che le linee guida «sono di fondamentale importanza strategica nel dialogo tra specialisti impegnati nel trattamento delle persone con diabete».

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