aifa«Le norme interne all’Aifa che dovrebbero regolare i potenziali conflitti di interesse sono un colabrodo. Non sappiamo se queste falle siano il frutto di mani incapaci o dolose, ma certamente il ministero della Salute dovrebbe prendere provvedimenti urgenti per indurre l’Agenzia a rivedere immediatamente la normativa interna sulla materia». Ciò perché «oggi, tra i suoi dipendenti e le case farmaceutiche possono intercorrere rapporti assolutamente sregolati». A lanciare la dura accusa è il Movimento 5 Stelle, che attraverso un comunicato diffuso il 24 luglio 2015 commenta la risposta fornita dal ministero della Salute ad un’interrogazione depositata in commissione Affari sociali dai deputati pentastellati.
«In base alla risposta data dal ministero tutto sembrerebbe andare liscio e, dunque, non correrebbero interessi collegabili tra l’industria farmaceutica e i componenti della Commissione tecnico scientifica e del Comitato rimborsi e prezzi dell’Aifa. La realtà è totalmente diversa: il rischio di conflitti d’interesse c’è eccome, ed è enorme». I parlamentari grillini sottolineano in particolare il fatto che «leggendo il regolamento per disciplina del conflitto di interessi dell’Aifa, all’articolo 7 si afferma che la partecipazione di dipendenti dell’Agenzia a corsi o conferenze sponsorizzate da case farmaceutiche non deve essere dichiarata ufficialmente. Tale comunicazione deve invece avvenire solo nel caso in cui gli esperti ricevano un compenso dalle società farmaceutiche eccedente i rimborsi spese direttamente riconducibili alla partecipazione del convegno-seminario. Non bastasse, all’articolo 13 del regolamento sul funzionamento della Commissione tecnico-scientifica e del Comitato prezzi e rimborsi, si afferma che non possono partecipare alle decisioni sulla valutazione di un medicinale quei membri che siano stati pagati per aver partecipato allo sviluppo del medicinale in questione o a medicinali con le stesse indicazioni terapeutiche. E cosa accade invece per quelli con indicazioni terapeutiche diverse?».
In sostanza, concludono i deputati del M5S, «i controlli sono a maglie estremamente larghe e i membri della Commissione e del Comitato hanno ampia libertà di interagire e stringere rapporti professionali, pagati, con le case farmaceutiche. Se quello che viene certificato da questi due pseudo-regolamenti non corrisponde al riconoscimento della complicità tra le parti, poco ci manca».

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