Gli ordini professionali sono finiti nel mirino del Movimento 5 Stelle e dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), e anche gli ordini dei farmacisti non fanno eccezione. I deputati pentastellati della commissione Affari sociali della Camera hanno effettuato una ricognizione sui direttivi di tali enti di categoria riscontrando una concentrazione di incarichi – o per dirla con loro: «poltrone» – tra gli stessi professionisti, e hanno sollecitato un intervento del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che ha segnalato come l’autorità abbia proprio nei giorni scorsi adottato un provvedimento sugli ordini. Il parlamentari del M5S hanno poi puntato il dito in particolare contro quattro senatori, di cui due ai vertici della Federazione degli ordini dei farmacisti: i senatori Andrea Mandelli (Fi-Pdl), presidente di Fofi, che a loro dire avrebbe 17 cariche; Luigi D’Ambrosio Lettieri (Fi-Pdl),vicepresidente Fofi e presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bari e Barletta-Andria-Trani, 13 cariche; Amedeo Bianco (Pd), presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri, 7 cariche; Annalisa Silvestro (Pd), presidente della Federazione nazionale collegi infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia, 3 cariche. L’attacco nei confronti di Mandelli è poi particolarmente duro: «Non crede – scrivono i 5 Stelle a Cantone – che la recente rielezione del senatore Mandelli alla presidenza dell’Ordine dei farmacisti, per il quinto mandato consecutivo, sia totalmente incompatibile, ai sensi della legge 39/2013, con il suo doppio ruolo di senatore, presidente di ordine, e altre 15 poltrone pubbliche da lui occupate?». Mentre i deputati sollecitano un intervento nel merito dei singoli casi, l’Anac ha comunque stabilito di ritenere applicabili agli ordini e ai collegi professionali le disposizioni di prevenzione della corruzione previsti dalla legge 190 del 2012, con effetti nell’immediato. Fofi ha quindi emesso una circolare per ricordare a tutti gli ordini che «entro 30 giorni dalla pubblicazione della delibera sul sito dell’Anac, ovvero entro il 21 novembre, gli ordini dovranno predisporre il Piano triennale di prevenzione della corruzione, il Piano triennale della trasparenza e il Codice di comportamento del dipendente pubblico, nominare il responsabile della prevenzione della corruzione e adempiere agli obblighi in materia di trasparenza». Gli ordini d’ora in poi dovranno rispettare una serie di obblighi di pubblicazione, e in particolare concernenti: i componenti degli organi di indirizzo politico; i titolari di incarichi amministrativi di vertice e di collaborazione o consulenza; la dotazione organica e il costo del personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato; i dati sulla contrattazione collettiva; i provvedimenti amministrativi. E poi dovranno pubblicare i dati relativi agli incarichi conferiti ai dipendenti pubblici; i bandi di concorso per il reclutamento, a qualsiasi titolo, di personale presso l’amministrazione; i dati relativi alla valutazione della performance e alla distribuzione dei premi al personale; gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e attribuzione di vantaggi economici a persone fisiche ed enti pubblici e privati. Per i soggetti e gli enti che si dimostrassero inadempienti sono previste sanzioni fino a 10mila euro. Ma non basta, e qui sta uno dei punti di battaglia dell’azione del Movimento 5 Stelle: come scrive anche Fofi nella propria circolare «ad avviso dell’Anac, agli ordini e ai collegi professionali si applicherebbe anche la normativa in materia di inconferibilità e incompatibilità di cui al d.lgs 39/2013, le cui questioni interpretative sono allo studio della Federazione». Non resta dunque che attendere per capire se ci saranno movimenti al vertice, “spontanei” o indotti da ulteriori interventi politici o dell’Autorità anticorruzione.
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