Lombardia, approvata la terza parte della riforma sanitaria

Nella giornata di martedì 21 febbraio è stato concesso dal Consiglio regionale della Lombardia il via libera alla terza parte della legge con la quale si vuole riorganizzare il sistema socio-sanitario locale. Come previsto, e come annunciato ai propri lettori da FarmaciaVirtuale.it, la terza tranche della riforma ha ottenuto l’ok dall’organismo regionale. Essa riguarda numerosi temi: dal diabete all’organizzazione delle donazioni di sangue, organi e tessuti, dalle farmacie alla prevenzione. «L’approvazione della terza parte della nostra riforma sanitaria da parte del Consiglio è frutto di un lavoro di squadra che consentirà di definire in maniera ancora più appropriata quello che la giunta sta già compiendo nella gestione della cronicità», ha dichiarato l’assessore al Welfare Giulio Gallera, del Pdl, secondo quanto riportato dall’agenzia Askanews. «I temi trattati nel testo – ha aggiunto – sono di assoluta importanza per completare quel percorso di preso in carico globale dei pazienti che rappresenta l’obiettivo principale della nostra riforma. In particolare, strategico per una migliore presa in carico territoriale è il nuovo ruolo assegnato alle farmacie che diventano “farmacie di servizio”, in grado di eseguire analisi di telemedicina, monitoraggi e screening». Il Pd ha invece votato contro la riforma: «La discrasia temporale e il ritardo organizzativo sulla ripartizione delle funzioni tra ATS e Asst – ha spiegato la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi – hanno portato problemi pratici e conseguenti disservizi all’utenza, tra l’altro nell’ambito dell’erogazione di servizi di prevenzione importanti come le vaccinazioni». I democratici hanno contestato inoltre il metodo utilizzato, giudicato «a spezzatino». Contrario anche il Movimento 5 Stelle, che ha parlato di una «riforma sanitaria mal gestita e che sta creando il caos nel mondo sanitario lombardo. Maroni e i suoi hanno proposto e approvato una riforma che strizza l’occhio sempre di più alla sanità privata».