farmacistaLa redazione di FarmaciaVirtuale.it ha ricevuto e pubblica la lettera di un farmacista lettore, Pasquale, che racconta la sua storia professionale. «Sono un farmacista napoletano di 39 anni. La mia è una storia lunga e difficile, come quella di tanti altri colleghi, che per trovare lavoro si sono proiettati molto lontano da casa. Dico solo che mi piaceva essere un farmacista e che ho lavorato sodo per diventarlo. Oggi come oggi trovo che, per una serie di ragioni e di subdole realtà, il lavoro del farmacista, ahimè, sia paragonabile a quello di un mero “bottegaio”… e questo è vergognoso».

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Una constatazione che «fa male», prosegue la lettera, poiché «quella del farmacista è una professione che non può dirsi tale, d’altronde a ben guardare il malcontento è piuttosto diffuso anche perché il farmacista è per molti versi aggiogato ancora al “carro dell’Arcadia”… in quanto è un professionista “a metá” perché è costretto a “vendere” beni di terzi per poter lavorare… e per poter campare!». Per questa ragione il lettore si chiede quale sia «la libera professione di un farmacista: perché non è un consulente farmacologico? Perché non è un “prescrittore”, come accade in altri Paesi? Io ho una risposta, ma preferisco tenerla per me. Nonostante mi sia laureato e specializzato con lode, è tale la delusione che non solo mi sono licenziato ma ho addirittura deciso di cambiare lavoro. Questo mi fa rabbia perché credo che la facoltà di farmacia sia stata un errore di gioventù. La mia delusione è edulcorata dal fatto di avere un collega, vecchio compagno di corso che, pur essendo titolare di farmacia, pensa le stesse cose e avverte le mie stesse sensazioni. Oggi siamo specializzandi in chirurgia generale (il sottoscritto) e in cardiologia interventistica (il collega titolare). Vero è che le nostre carriere sono state impervie, ma anche facilitate da un pregresso ed importante bagaglio di conoscenze scientifiche. Mi farebbe piacere, da semplice lettore quale sono, leggere un articolo sui farmacisti ” traditi” dai valori, dalla deontologia e dal lavoro in cui credevano. Magari molti ragazzi leggendo una testimonianza del genere, possono evitare tante insoddisfazioni ed una miriade di delusioni».

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