«Gravemente viziato dalla scarsa conoscenza del settore» nonchè «lesivo delle prerogative della professione del farmacista». Sono questi i commenti che provengono dalla Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo) e dalla Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi) alla proposta di legge a firma di Angela Ianaro, parlamentare del Movimento 5 Stelle, laureata in farmacia e docente di farmacologia presso l’Università degli studi di Napoli. Nello specifico, la proposta riguarda «l’istituzione sperimentale, ma per tre anni e con oneri per lo Stato pari a 30 milioni di euro, di ”centri operativi e gestionali del farmaco presso le strutture sanitarie pubbliche” costituiti da farmacologi clinici». Centri che, secondo quanto evidenziano le sigle, sono «inseriti in modo nebuloso all’interno delle farmacie ospedaliere, si vedono attribuire gli stessi compiti dei farmacisti ospedalieri: dal supporto all’appropriatezza terapeutica e alla compliance agli aspetti farmaco-economici».

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Le sigle sottolineano che «queste funzioni sono già affidate, e svolte quotidianamente, dalla farmacia ospedaliera e dai suoi professionisti». Tra questi, i farmacisti ospedalieri, che «non solo vantano un percorso formativo post-laurea specifico e completo, che comprende ovviamente anche la farmacologia, ma negli anni si sono impegnati in una fruttuosa attività di ricerca e sperimentazione, come quella del programma “Il farmacista di dipartimento quale strumento per la prevenzione degli errori in terapia e I’implementazione delle politiche di governo clinico in ambito oncologico”, organizzato dal ministero della Salute nel 2010 in collaborazione con Fofi, Sifo, Aiom ed Eahp, i cui contenuti sono stati ampiamente ripresi, senza venire citati espressamente, nel progetto di legge Ianaro».

«Riteniamo che questa proposta di legge sia gravemente viziata dalla scarsa conoscenza di questo settore», evidenzia Simona Serao Creazzola, presidente della Sifo. Nel dettaglio, «sia per quanto riguarda i compiti affidati alla farmacia ospedaliera già con la legge 475 del 1968, sia per le problematiche organizzative delle strutture ospedaliere, dove l’attribuzione delle stesse responsabilità e competenze a figure diverse non può che creare confusione e, di conseguenza, diminuire qualità e sicurezza delle cure accentuando quel rischio clinico che il Progetto di legge dice di voler ridurre. Non è certo un servizio reso al cittadino/paziente».

Anche Andrea Mandelli, presidente della Fofi, commenta negativamente l’iniziativa legislativa evidenziando che «questa presunta innovazione va nella direzione opposta a quella da tempo imboccata in Europa e oltreoceano, dove il farmacista è sempre più presente a supporto del medico, nell’ospedale e nel territorio. La Federazione, fin dal suo Documento sulla professione del 2006, ha sempre sostenuto un’evoluzione del ruolo del farmacista, ma nel pieno rispetto delle competenze degli altri attori del processo di cura. Consideriamo pertanto la Proposta di legge gravemente lesiva delle prerogative della professione del farmacista e, in particolare, della competenza e del ruolo dei Farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali. Sarebbe ora, invece, che le poche risorse economiche disponibili venissero utilmente destinate per superare l’assenza per i farmacisti specializzandi di un trattamento economico e contributivo, a differenza di quelli dell’area medica, e a istituire la figura del Farmacista di Dipartimento, che certamente può concorrere al necessario ammodernamento del sistemi di governance sanitaria».

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