La questione della legge 124/2017 (ex disegno di legge sulla Concorrenza) torna di attualità e riapre il dibattito. A far luce sulla necessità di un ritorno al passato è Federfarma. Lo fa con un comunicato in cui evidenzia che «la chiusura di alcune farmacie, proprio di questi giorni il caso di una storica farmacia del centro di Bologna, conferma le preoccupazioni ripetutamente espresse da Federfarma sulle conseguenze negative dell’introduzione del capitale nella proprietà della farmacia, consentita dalla legge 124/2017». Nel dettaglio, Federfarma sottolinea che «l’efficienza del servizio farmaceutico è messa a rischio da una norma che può diventare uno strumento per trasformare la farmacia in un’attività puramente commerciale, se non addirittura in una copertura per riciclare soldi della malavita».
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Per questo motivo, «a pagare le conseguenze di una farmacia non più improntata alla professionalità – puntualizza Federfarma – e all’etica sono innanzitutto i cittadini che rimangono sprovvisti di un servizio sanitario indispensabile, soprattutto nei centri minori dove la farmacia è l’unico avamposto del servizio sanitario nazionale al quale rivolgersi. Quando una farmacia chiude perché non è più economicamente sostenibile si crea un danno anche a livello occupazionale, come nel caso di Bologna. Federfarma ritiene che in un settore così delicato come la salute la deregulation sia estremamente pericolosa per i cittadini, per i malati e per lo stesso servizio sanitario che, a lungo andare, non potrebbe più contare sulla capillarità della rete delle farmacie». Dunque, la richiesta del sindacato: «Federfarma torna con forza a chiedere una tempestiva revisione della legge 124/2017 con l’introduzione di paletti e garanzie che assicurino la prevalenza della componente professionale nella proprietà della farmacia».
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