Il ministero della Salute, nel 2016, ha spiegato che l’apertura alla vendita online di medicinali non significa che tutti i canali possano essere utilizzati liberamente a tale scopo. Al contrario, ciascuna farmacia e parafarmacia che intenda cedere medicinali Sop e Otc via Internet può farlo solo dopo aver ricevuto un’autorizzazione specifica, concessa al termine di un iter che coinvolge – oltre allo stesso ministero – anche le Regioni. E che prevede l’esposizione, sul sito Internet della farmacia, di un apposito bollino rilasciato al titolare. Esso consente infatti agli utenti di poter distinguere le farmacie “vere” da quelle che imperversano spesso sul web, spacciandosi per tali pur non essendolo. Inoltre, è stato specificato che non è comunque possibile avvalersi dei cosiddetti “marketplace”, ovvero portali noti come Amazon o eBay.
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«Non è consentito l’utilizzo di siti web intermediari, piattaforme per l’e-commerce (marketplace) ovvero applicazioni mobili per smartphone o tablet, funzionali alla gestione online dei processi di acquisto, in quanto la vendita tramite Internet è ammessa unicamente ai soggetti autorizzati», aveva specificato il ministero, come ricordato anche nel maggio del 2018 dalla Fofi che aveva anche reso noto di aver aderito ad un’iniziativa che coinvolge eBay finalizzata proprio «a rafforzare il controllo sulle vendite illegali di farmaci. In sostanza si tratta di una comunicazione, condivisa con AIFA e le altre parti aderenti all’iniziativa, nella quale si richiama l’attenzione degli utenti di eBay sulla normativa italiana che vieta la vendita di farmaci da banco su eBay Italia, così come di medicinali soggetti a prescrizione medica».
La normativa, insomma, sembra ben costruita. Ma il mondo di Internet, si sa, è sempre particolarmente difficile da controllare. Così, ancora oggi si possono trovare facilmente online farmaci in luoghi non preposti alla vendita. Basta navigare (proprio su eBay) per rendersi conto che sono facilmente reperibili medicinali venduti come “offerte” dall’estero: per un “classico” del commercio illecito di farmaci online come il Sildenafil. Ma anche per qualcosa di perfino più preoccupante come la Nimesulide, venduta dalla Gran Bretagna come “rimedio per mal di denti”, con tutto ciò che questo rischia di comportare in riferimento al problema dei danni epatici.
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