
Il ministero della Salute, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha emanato un decreto che disciplina il contributo economico al Servizio sanitario nazionale da parte dei lavoratori frontalieri attivi in Svizzera e dei loro familiari. Il provvedimento, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, attua quanto previsto dalla legge di bilancio 2024, stabilendo criteri operativi per la riscossione e l’impiego delle risorse. L’iniziativa si inserisce nel quadro normativo degli accordi italo-svizzeri sulla libera circolazione e sulla fiscalità dei frontalieri, interessando i residenti nelle regioni di confine.
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Definizione delle quote e modalità di versamento
Le Regioni di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e la Provincia Autonoma di Bolzano sono chiamate a determinare annualmente l’importo della quota di compartecipazione. Il contributo è calcolato su una percentuale del reddito netto percepito in Svizzera, compresa tra un minimo del 3% e un massimo del 6%, con un importo mensile che varia da 30 a 200 euro. La misura applica criteri di progressività in base al reddito e ai carichi familiari. L’importo può essere raddoppiato in caso di mancato pagamento o di omissione nella comunicazione. Il versamento spetta ai frontalieri, ai residenti che lavorano e soggiornano in Svizzera e ai loro familiari a carico, e deve essere effettuato annualmente tramite gli strumenti di pagamento previsti dal codice dell’amministrazione digitale, confluendo direttamente nei bilanci regionali.
Destinazione delle Risorse al Personale e ai Servizi di Confine
Le risorse raccolte sono destinate prioritariamente al potenziamento dei servizi sanitari nelle zone di confine. Una quota del gettito è riservata all’incremento del trattamento accessorio per il personale medico e infermieristico operativo nelle aree indicate, con un tetto massimo pari al 20% dello stipendio tabellare lordo. I criteri di attribuzione sono definiti nei rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro per il personale medico e per il comparto sanità. Fino al 30% delle somme può essere impiegato dalle amministrazioni regionali e provinciali per il sostegno e il potenziamento dei servizi socio-sanitari territoriali, anche attraverso modelli innovativi come l’housing sociale, per la popolazione residente nelle aree di frontiera.
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