latte-neonatiI farmacisti si interrogano sui costi del latte per i neonati. Allattamento, in Italia «discriminate» le donne che non possono allattare al seno? Mentre martedì, presso il Palazzo di Città di Cairo, ci sarà il secondo appuntamento dedicato all’allattamento materno organizzato dalla Leche League con il patrocinio del Comune, sale la protesta delle mamme per le quali il non allattare al seno non è una scelta. Una precedente inchiesta de La Stampa aveva già portato alla luce l’estrema disparità sul costo di uno stesso tipo di latte artificiale che si può trovare da una farmacia all’altra. Gli stessi farmacisti avevano poi sottolineato altri aspetti: dalla normativa che impedisce di promuovere (ovvero fare sconti, promozioni o solo anche esporre) il latte 1, quello per i neonati, proprio a fronte di un’ottica di promozione dell’allattamento al seno; o la tendenza di molti pediatri a consigliare e prescrivere sempre le stesse marche. Ne parla Aldo Gallo, presidente Federfarma di Savona che rappresenta le 110 farmacie della provincia. Premette: «E’ palese che l’allattamento al seno è la soluzione preferibile. Ci sono, però, dei casi dove ciò non è fattibile per effettiva impossibilità. E’ vero che esiste la normativa “restrittiva” citata sul latte 1, ma non sta a noi discutere una normativa che come tale deve essere rispettata. Piuttosto, per latte particolari, prescritti per disturbi specifici dei neonati, come reflusso o rigurgito conclamati, che costano di più e sui quali ora abbiamo davvero scarsi margini per andare incontro agli utenti, bisognerebbe riflettere se non dovrebbero essere riconosciuti allo stesso modo di presidi per patologie come diabete o celiachia». Ma al di là di latte specifici, c’è una tendenza dei pediatri a prescrivere e consigliare sempre le stesse marche di latte, mentre ce ne sono altre, magari meno pubblicizzate, che costano molto meno a parità di qualità? «Anche qui bisogna fare un distinguo: sul “primo latte” è giusto che il pediatra, che vede e conosce il bambino, dia un’indicazione che ritiene più appropriata. Per il latte successivo il pediatra ha meno influenza e occorre fare una premessa: non è sul latte per prima infanzia che il farmacista deve guadagnare, sia per un discorso etico, sia perchè è meglio fidelizzare il cliente che “rosicchiare” un 10%, ininfluente rispetto alle quantità vendute. In tale contesto bisogna riconoscere la validità dell’iniziativa promossa dalla Coop rispetto al latte venduto con il suo marchio; così come noi abbiamo proposto il Neolatte che, quasi esclusivamente con il “passaparola” tra le mamme, ha ora conquistato il 30% del mercato. E anche qui dovrebbe far riflettere un dato: nonostante si debba importarlo dalla Germania, ha costi per l’utente comunque inferiori rispetto a molte marche». A proposito, non crede che la gente vi consideri ormai sempre più commercianti e meno farmacisti, nel senso classico del termine? «Noi vorremmo essere unicamente “professionisti della salute”, ma è un ruolo ormai economicamente insostenibile. Negli ultimi cinque anni la spesa farmaceutica nella nostra Regione si è dimezzata. Visto che non ci sono solo farmaci, ma anche prodotti per il benessere e la cura della persona o di altro genere, dobbiamo incentrare la valenza commerciale su quelli proprio per mantenere un equilibrio che ci consenta, sui farmaci, di continuare ad essere professionisti della salute nell’interesse dell’utente».

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La stampa Savona

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