L’Associazione Scientifica Farmacisti Italiani ha fatto sapere di dissociarsi nettamente dalla definizione di “struttura non propriamente sanitaria” che è stata attribuita alla farmacia all’interno delle “Dieci regole per gestire le intolleranze alimentari” presentate come documento condiviso dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri (FNOMCeO), e da undici società scientifiche (ADI, AAITO, AIGO, AMD, ANDID, SIAAIC, SIAIP, SID, SINU, SINUPE, SIO). Documento che ha ricevuto anche il patrocinio da parte del ministero della Salute. «La farmacia – hanno spiegato il presidente dell’Asfi Maurizio Cini e il segretario Francesco Palagiano – è da sempre parte integrante del Sistema sanitario italiano, e l’orientamento normativo più recente (i decreti ministeriali che istituiscono e disciplinano la “farmacia dei servizi”) è teso a rafforzare tale integrazione, affidando alla farmacia nuovi compiti nel campo della prevenzione e del mantenimento della salute dei nostri concittadini. I farmacisti italiani sono i professionisti sanitari di riferimento sul territorio, i più disponibili e facilmente raggiungibili, a cui ci si può rivolgere con fiducia, sicuri di ricevere una risposta competente e disinteressata. Non meritano di essere accomunati al “personale non sanitario” che opera, senza nessuna formazione universitaria, in “palestre e centri estetici”, come risulta dal punto 3 del “Decalogo”». Secondo i due dirigenti si tratta di una definizione «inaccettabile», che «dispiace particolarmente, poiché il documento è per gli altri versi ineccepibile: la nostra associazione condivide con convinzione e fa propri gli altri consigli in esso contenuti». L’associazione di categoria ha quindi ricordato ai farmacisti italiani che «per salvaguardare il patrimonio di fiducia che i nostri concittadini riservano alla nostra professione, è necessario che essa sia esercitata sempre ponendo la massima attenzione all’eticità del proprio comportamento, alla qualità del servizio e alla selezione delle prestazioni erogate». È per questo che i professionisti del settore sono stati invitati dalla stessa Asfi «a diffidare di fornitori di beni e servizi che propongano alla farmacia l’acquisto o il noleggio di apparecchiature che erogano alla clientela test non validati dalla comunità scientifica, e che non siano certificati CE per l’autoanalisi».
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