
I risultati dello studio di Fase 3 Keynote-905, presentati in occasione del Congresso 2025 della European society for medical oncology, hanno mostrato un progresso nella gestione del carcinoma della vescica muscolo-invasivo. La ricerca ha mostrato che la somministrazione perioperatoria di pembrolizumab associato a enfortumab vedotin, in confronto alla sola chirurgia, determina una riduzione del rischio di eventi del sessanta percento e una diminuzione del rischio di morte del cinquanta percento. I dati si riferiscono a pazienti con neoplasia vescicale infiltrante la muscolatura non eleggibili per un trattamento chemioterapico a base di cisplatino o che hanno rifiutato tale opzione.
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Miglioramento statisticamente significativo per l’endpoint primario
Lo studio in questione costituisce il primo regime sistemico a mostrare un vantaggio in termini di sopravvivenza duraturo nello specifico contesto clinico. Dopo un follow-up mediano di 25,6 mesi, il trattamento con pembrolizumab ed enfortumab vedotin ha evidenziato un miglioramento statisticamente significativo per l’endpoint primario di sopravvivenza libera da eventi. La sopravvivenza libera da eventi mediana non è stata raggiunta nel braccio in trattamento, contrapposta a 15,7 mesi nel gruppo di controllo sottoposto a sola chirurgia. Le aziende coinvolte nello sviluppo, tra cui Msd in collaborazione con Pfizer e Astellas, hanno annunciato l’intenzione di sottoporre i risultati alle autorità regolatorie globali.
Riduzione del rischio di recidiva e aumento della sopravvivenza
Giuseppe Procopio, direttore del programma prostata e della struttura dipartimentale di oncologia medica genitourinaria della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei Tumori di Milano, ha osservato che «per decenni, i pazienti affetti da tumore della vescica muscolo-invasivo non eleggibili al trattamento con cisplatino hanno avuto a disposizione opzioni terapeutiche limitate, spesso ricorrendo esclusivamente alla chirurgia. Lo studio Keynote-905 Ev-303 dimostra, per la prima volta, che una terapia perioperatoria riduce il rischio di recidiva ed aumenta la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma della vescica muscolo infiltrante. La pratica clinica è destinata a cambiare con la terapia pembrolizumab più enfortumab vedotin per i pazienti non candidabili o che rifiutano la chemioterapia».
Giannatempo: «Risultato molto importante per i nostri pazienti»
Patrizia Giannatempo, dirigente della struttura dipartimentale di oncologia medica genitourinaria della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei Tumori di Milano, ha sottolineato che «al Congresso Esmo 2025 sono stati presentati dati particolarmente rilevanti sull’impiego della combinazione enfortumab vedotin e pembrolizumab come terapia neoadiuvante e adiuvante del carcinoma uroteliale nei pazienti non candidabili o che rifiutano la chemioterapia. Si tratta di un risultato molto importante per i nostri pazienti: più del 70% è libero da malattia a 2 anni e potenzialmente guarito. È un traguardo senza precedenti in una popolazione composta in gran parte da pazienti non eleggibili al cisplatino, finora privi di opzioni di cura efficaci».
«Potenziale cambiamento della pratica clinica»
Marjorie Green, senior vice president and head of oncology, global clinical development, Merck Research Laboratories, ha spiegato che «pembrolizumab più enfortumab vedotin ha dimostrato un’altra volta un miglioramento significativo della sopravvivenza nei pazienti con tumore della vescica, questa volta in uno stadio precoce di malattia, come mostrano i risultati dello studio Keynote-905. Questi dati – provenienti dal primo studio di Fase 3 positivo condotto in questa tipologia di pazienti – rappresentano un potenziale cambiamento della pratica clinica in grado di rispondere ad un importante bisogno clinico non soddisfatto».
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