Le interruzioni e le distrazioni sono un fattore critico nell’attività professionale del farmacista in farmacia. Basti pensare che incidono portando al 9,4% di errori di dispensazione. Secondo lo studio “How do interruptions and distractions affect pharmacy practice? A scoping review of their impact and interventions in dispensing”, i farmacisti subiscono interruzioni ogni 2-6 minuti, i cui effetti incidono sulla sicurezza del paziente e sull’efficienza operativa.
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Errori di dispensazione e peggioramento del carico cognitivo
Gli errori legati alla dispensazione, ovvero prescrizioni errate, etichettature scorrette e consulenze inadeguate, sono spesso correlati alle interruzioni. I ricercatori hanno rilevato che le interruzioni gravano sul carico cognitivo, prolungano i tempi di attesa dei pazienti, e incidono sul benessere dei professionisti aumentando stress e burnout. In contesti ospedalieri e codi comunità, la frequenza delle interruzioni varia da meno di 5 a oltre 20 volte all’ora. Telefonate e richieste dei clienti sono le principali fonti di tale problematica.
Distrazioni “esterne”: telefonate, richieste e rumori ambientali
Le interruzioni definite “esterne” hanno inciso sulla maggior parte delle distrazioni nelle realtà esaminate. Le chiamate telefoniche sono state la fonte principale, pari a quasi il 46% delle interruzioni totali secondo alcuni studi. Si aggiungono poi le richieste dirette dei pazienti al banco, che mettono in condizione i farmacisti a interrompere anche attività critiche come la verifica del prescritto-esitato. Un altro fattore di disturbo sono i rumori ambientali: alert di macchinari e conversazioni tra colleghi che creano un ambiente di lavoro caotico. Particolarmente problematiche le interruzioni provenienti da altri membri non farmacisti, come tecnici o personale, quando chiedono assistenza per attività fuori dalla loro competenza.
Distrazioni interne: multitasking e navigazione web
Meno evidenti ma altrettanto rilevanti sono le distrazioni di origine “interna”, dove i farmacisti sono divenuti fonte di interruzione. Il fenomeno più comune è il “task-switching” volontario, quando il professionista abbandona l’attività in corso per dedicarsi a un’altra ritenuta più urgente. Comportamento che, seppur motivato da buone intenzioni, peggiora l’attenzione e aumenta il rischio di errori. Altre fonti interne hanno riguardato i controlli non necessari su altri membri del personale durante operazioni delicate, come la navigazione web per scopi personali.
Dalla “no interruption” zone ai sistemi digitali: le soluzioni testate
Tra le soluzioni implementate, le modifiche strutturali, ovvero la creazione di “no interruption” zone segnalate da pavimentazione rossa. La misura ha portato alla riduzione del 40,9% degli errori in terapia intensiva. È seguita poi la separazione fisica tra area di dispensazione e accettazione, come anche innovazioni tecnologiche, tra cui sistemi di tracciamento digitale della dispensazione (-60% interruzioni in uno studio giapponese), centralini unici per gestire le chiamate (-46% interruzioni telefoniche), e protocolli organizzativi. Ulteriori misure hanno visto l’assegnazione di ruoli ben definiti tra farmacisti e tecnici e l’uso di segnali non verbali per le comunicazioni urgenti. Si rimanda allo studio pubblicato aprendo il link al sito della rivista.
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