Dopo quelli del 10, 16 e 21 maggio, il ministero della Salute ha rilasciato un ulteriore aggiornamento contenente un ulteriore prodotto soggetto al ritiro conseguente all’insorgenza di epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa, conseguente alla somministrazione di prodotti a base di curcuma. Nello specifico, in una nota del 23 maggio 2019 il dicastero ha aggiunto all’elenco dei prodotti «Curcuma liposomiale più pepe nero – lotto 1810224, scadenza 10/21, prodotto da Laboratoires Nutrimea con sede e stabilimento di produzione rue des Petits Champs 20, FR 75002, Parigi». Secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità, salgono quindi ad undici i casi di epatite acuta dovuti alla somministrazione di prodotti a base di curcuma.

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Le segnalazioni precedenti si riferiscono ai prodotti «Curcuma 95% Maximum – lotto 18L264, scadenza 10/2021, prodotto da EKAPPA LABORATORI srl per conto di Naturando S.r.l.», «Curcuma complex – B.A.I. aromatici per conto di Vitamin shop», «Tumercur – Sanandrea», «Movart – Scharper SpA, stabilimento a Nichelino», «Curcuma Meriva 95% 520mg Piperina 5 mg – Farmacia dr. Ragazzi, Malcontenta», «Curcuma “Buoni di natura”- Terra e Sole», «Curcumina Plus 95% – lotto 18L823 – NI.VA prodotto da Frama», «Curcumina 95% Kline – lotto 18M861 – NI.VA prodotto da Frama», «Curcumina Plus 95% piperina linea@ – lotto 2077-LOT 198914 – NI.VA prodotto da Frama», ed infine  «Curcumina Plus 95% piperina linea@ – 18e590 – NI.VA prodotto da Frama». Con l’occasione, il ministero evidenzia che «i consumatori sono invitati a titolo precauzionale a sospendere temporamente il consumo di tali prodotti», riferendosi sia agli acquisti online che offline, ed inoltre che «sono in corso le verifiche per individuare la causa responsabile dei casi di epatite».

Sull’uso corretto di integratori, nonché sulla necessità del supporto al paziente di una figura professionale qualificata, come il farmacista, prima dell’utilizzo, era intervenuta l’Associazione scientifica farmacisti italiani (Asfi), parlando di «uso troppo disinvolto». Nello specifico, l’associazione aveva evidenziato che, essendo gli integratori commercializzati su più canali, spesso senza alcun riferimento professionale, ciò generi «confusione e disorientamento, sia tra i farmacisti che operano a contatto con il pubblico, sia tra i pazienti, anche a causa della tipologia di confezionamento adottato, a prima vista indistinguibile da quello dei medicinali».

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